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Santificati per mezzo di Cristo Gesù

  Santificati per mezzo di Cristo Gesù “Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro” (1 Corinzi 1:2).  Questi versetti fanno parte dell’indirizzo dei saluti della lettera scritta dall’apostolo Paolo (v.1) alla chiesa locale di Corinto; questo versetto descrive la caratteristica di questa chiesa e di tutti i veri cristiani, di tutti quelli che invocano il nome del Signore Gesù Cristo. La chiesa è stata chiamata da Dio (cfr. Romani 8:30; 9:11-12) e appartiene a Dio (cfr. Deuteronomio 7:6; Atti 20:28). La chiesa non è un’organizzazione creata dall'uomo, creata per preservare e diffondere particolari tradizioni religiose, o una società di persone che la pensano allo stesso modo governata da aspirazioni e valori umani; la chiesa (ekklēsía) è una comunità di persone che Dio ha chiamato e salvato da Gesù Cristo, non è pertanto di proprietà ...

La vita eterna è in Cristo Gesù

 La vita eterna è in Cristo Gesù “Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). L’apostolo Paolo, nel capitolo 6 di Romani, sta spiegando che il cristiano in virtù della sua unione spirituale con Gesù Cristo è libero dal peccato e fatto servo di Dio, ha la santificazione e la vita eterna. Al v. 23 l’apostolo aggiunge un chiarimento, spiega la ragione di quanto detto nei vv.21-22 e al tempo stesso fa una conclusione solenne e impressionante di tutto il capitolo. Al v.23 vediamo che “salario” è in contrasto con “dono”, “peccato” con “Dio”, “morte” con “vita eterna”. In questo versetto vediamo tre aspetti che riguardano la morte e la vita eterna. Il primo aspetto è: la conseguenza del peccato è la morte, poi il dono di Dio è la vita eterna, e infine il luogo, o lo strumento mediante il quale abbiamo la vita eterna.

Salmo 14:1-4: L’azione dello stolto

  Salmo 14:1-4: L’azione dello stolto James Johnston commentando su questi versetti dice: “Nel dicembre 1989 la copertina ‘The Atlantic’ poneva la domanda ‘Possiamo essere buoni senza Dio?’ Il punto di questo articolo è che mentre i cristiani non sono perfetti, l'etica e la moralità che apprezziamo nella civiltà occidentale provengono dalla Bibbia. Man mano che la nostra società diventa secolare, perderemo le basi per etica e moralità. ‘Se il cristianesimo declina e muore nei prossimi decenni, il nostro universo morale e anche l'universo politico relativamente umano che sostiene sarà in pericolo’. Il principio alla base è che il modo in cui ci comportiamo è in definitiva radicato in ciò in cui crediamo su Dio. Senza Dio non c'è nulla che ci possa trattenere dall'immergerci in tutti i tipi di orrori”.  Nella precedente predicazione abbiamo visto il credo dello stolto, abbiamo visto che lo stolto è senza senno, senza saggezza, è ateo. Continuiamo la meditazione di questo ...

Salmo 14:1-4: Il credo dello stolto

Salmo 14:1-4: Il credo dello stolto  Questo salmo è di Davide indirizzato al direttore del coro (v.1). Dal v. 7, può essere considerato un salmo profetico che si riferisce al ritorno del popolo dall’esilio (cfr. Salmo 126:7); oppure parla in generale dei prigionieri ebrei che ritornano liberi nella loro terra (v.7); oppure l’esilio del v. 7 è figurativo (Giobbe 42:10; Ezechiele 16:53), non si riferisce all’esilio.  Può anche essere che il salmo sia stato scritto avendo in mente un approccio etico per indicare la malvagità che deriva da una negazione di Dio, e quindi il salmo è una polemica contro l'ateismo.  L’autore Davide, parla dello stolto, in ebraico (nābāl) che nega l'esistenza di Dio e agisce in modo malvagio.  Davide aveva affrontato una persona, un certo Nabal che si era comportato irrispettosamente verso di lui e ne subì le conseguenze (1 Samuele 25). Questo salmo è un lamento sentito per la corruzione morale, o depravazione universale, di coloro che dicono...

La redenzione di Dio in Cristo

La redenzione di Dio in Cristo “Ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù”. (Romani 3:24) Al v.22 Paolo aveva parlato della manifestazione della giustizia di Dio, intesa come sua attività salvifica che comporta la trasformazione degli esseri umani, e riguarda coloro che hanno fede in Gesù Cristo. Nel v.23 l’apostolo dice che tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, cioè tutte le persone hanno trasgredito la legge morale di Dio e sono privi di conseguenza di quella immagine che l’uomo aveva prima della caduta, quella di Adamo ed Eva. A causa del peccato c’è stata una diminuzione, o un declino dell'immagine di Dio, immagine presente nei primordiali genitori quando furono creati e quindi prima di peccare. Ma essere privi della gloria di Dio, comporta anche il non sperimentare la magnifica presenza del Signore, e anche la mancanza, o la perdita dell'approvazione di Dio e quindi la libertà di accesso a Dio. Ed ecco...

Attributi incomunicabili: Dio è infinito

Attributi incomunicabili: Dio è infinito  L’attributo “infinito” rientra nella categoria degli attributi incomunicabili di Dio, cioè non ha nessuna analogia con l’uomo e nemmeno gli sono trasmesse, appartengono solo a Dio. Millard J. Erickson riguardo questo attributo di Dio scrive: “Sotto questo aspetto, Dio è diverso da qualsiasi cosa sperimentiamo. Persino quelle cose che il senso comune una volta ci dicevano che sono infinite o illimitate, sono ora viste avere dei limiti. L'energia in un tempo precedente sembrava inesauribile. Negli ultimi anni ci siamo resi conto che i tipi di energia con cui siamo particolarmente familiari hanno limiti piuttosto netti e ci stiamo avvicinando a questi limiti molto più rapidamente di quanto immaginassimo. Quindi anche l'oceano una volta sembrava essere una fonte infinita di cibo e un luogo di scarico così vasto da non poter essere contaminato. Tuttavia stiamo diventando consapevoli che le sue risorse e la sua capacità di assorbire l'inq...

L’insegnamento della parabola delle nozze (Matteo 22:14)

L’insegnamento della parabola delle nozze (Matteo 22:14) C'è una buona dose di mistero collegato all'evangelizzazione: predichiamo il Vangelo, invitiamo le persone ad accettare la salvezza pentendosi, confessando i loro peccati e credendo a Gesù Cristo, ma solo pochissime persone diventano veri cristiani. Diverse volte ci siamo chiesti se stavamo evangelizzando nel modo giusto, abbiamo pensato che forse c’era stato qualcosa di sbagliato nelle nostre parole. In questa terza parabola, Gesù sottolinea perché non tutti coloro che sono chiamati a far parte del regno dei cieli rispondono positivamente. Nel v.14 leggiamo: “Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. “Molti” (polloi) e “pochi” (oligoi) sono in enfasi. Gli eletti sono in numero inferiore ai chiamati, troviamo un contrasto. Grant Osborne scrive che “molti" e "pochi": “Dovrebbero essere interpretati in modo semitico come equivalenti a ‘tutti / non tutti’, il che significa che tutto Israele è stato c...

Matteo 22:14. L’insegnamento della parabola delle nozze

Matteo 22:14. L’insegnamento della parabola delle nozze C'è una buona dose di mistero collegato all'evangelizzazione: predichiamo il Vangelo, invitiamo le persone ad accettare la salvezza pentendosi, confessando i loro peccati e credendo a Gesù Cristo, ma solo pochissime persone diventano veri cristiani. Diverse volte ci siamo chiesti se stavamo evangelizzando nel modo giusto, abbiamo pensato che forse c’era stato qualcosa di sbagliato nelle nostre parole. In questa terza parabola, Gesù sottolinea perché non tutti coloro che sono chiamati a far parte del regno dei cieli rispondono positivamente. Nel v.14 leggiamo: “Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. “Molti” (polloi) e “pochi” (oligoi) sono in enfasi. Gli eletti sono in numero inferiore ai chiamati, troviamo un contrasto. Grant Osborne scrive che “molti" e "pochi": “Dovrebbero essere interpretati in modo semitico come equivalenti a ‘tutti / non tutti’, il che significa che tutto Israele è stato ch...

La parabola delle nozze (Matteo 22:1-13)

La parabola delle nozze (Matteo 22:1-13) Questa è una parabola di avvertimento. Gesù si trova a Gerusalemme, in quella che è la settimana della sua passione (Matteo 21:1-13,18-26,46); si trova nel tempio dove risponde alle domande dei capi dei sacerdoti e degli anziani (Matteo 21:23,45-46). In questo contesto racconta tre parabole sul regno di Dio, questa è l’ultima (Matteo 21:28-22:14). Come le altre due parabole, anche questa è fortemente allegorica. Queste parabole sono indirizzate proprio ai responsabili del popolo: ai capi sacerdoti e farisei (Matteo 21:45-46), e forse anche agli anziani (cfr. Matteo 21:23) che hanno sfidato l’autorità di Gesù, si sono opposti e sono stati increduli verso di Lui.

Matteo 22:1-13: La parabola delle nozze

Matteo 22:1-13: La parabola delle nozze Questa è una parabola di avvertimento. Gesù si trova a Gerusalemme, in quella che è la settimana della sua passione (Matteo 21:1-13,18-26,46); si trova nel tempio dove risponde alle domande dei capi dei sacerdoti e degli anziani (Matteo 21:23,45-46). In questo contesto racconta tre parabole sul regno di Dio, questa è l’ultima (Matteo 21:28-22:14). Come le altre due parabole, anche questa è fortemente allegorica. Queste parabole sono indirizzate proprio ai responsabili del popolo: ai capi sacerdoti e farisei (Matteo 21:45-46), e forse anche agli anziani (cfr. Matteo 21:23) che hanno sfidato l’autorità di Gesù, si sono opposti e sono stati increduli verso di Lui.