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Ecclesiaste 1:4-7: La vanità del mondo naturale

 Ecclesiaste 1:4-7: La vanità del mondo naturale Papa Adriano VI, noto per la sua austerità e il suo rigore morale, era solito ripetere: "Ho conosciuto tre imperatori, Carlo V, Massimiliano e Ferdinando, e ho imparato che nulla è più vano della vanità". Poco prima di morire, guardando le sue mani scarne e pallide, esclamò: "Ecco a cosa si riducono le ambizioni e le vanità umane!". L'Ecclesiaste è un libro sapienziale dell'Antico Testamento che affronta il tema della vanità della vita. I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Nei vv.4-11, l’ecclesiaste enfatizza la monotonia della natura, l’attività ripetuta e continua. A riguardo James Bollaghen scrive: “L'uso predominante dei participi in 1:4–11 serve per enfatizzare l'attività continua o ripetitiva e quindi la monotonia di questo mondo. Questi participi sono meglio presi al presen...

Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita

 Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita Quando aveva ottantanove anni, un anno prima di morire, il politico inglese Sir Leonard Woolf (1880 – 1969) disse: "Il mondo di oggi e la storia del formicaio umano degli ultimi cinquantasette anni, sarebbero esattamente gli stessi se avessi giocato a ping-pong invece di sedere in commissioni, scrivere libri e memorandum. Devo quindi fare questa ignominiosa confessione a me stesso e a chiunque legga queste parole: in questa lunga vita ho macinato 150.000-200.000 ore di lavoro perfettamente inutile". Leonard Wolf ha considerato tutte quelle ore di lavoro qualcosa d’inutile! Salomone, riconosce la monotonia dell'attività frenetica della vita e l'inutilità della fatica umana, si chiede quale profitto ha l’umanità di tutta la fatica che compie su questa terra.  Questo sarà illustrato nei vv.4-11. Il ritmo incessante delle generazioni umane (Ecclesiaste 1:4), i cicli del sole (Ecclesiaste 1:5), i movimenti del vento (Ecclesiaste 1:6) ...