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Marco 6:26: Una promessa avventata

 Marco 6:26: Una promessa avventata  “Il re ne fu molto rattristato; ma, a motivo dei giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle di no”. Promessa avventata Passione e orgoglio accecano Scelta malvagia Questa poesia in stile Senryu sintetizza questa predicazione. Vediamo il contesto di questo versetto. Il re Erode organizzò una festa di compleanno che si concluse con una nota molto amara.  Durante un ballo, Salomè (secondo lo storico Giuseppe Flavio), la figlia di Erodiada, moglie di Erode, che era stata sposata con il fratello di questo Filippo, dopo che Erode le disse con giuramento: “Chiedimi quello che vuoi e te lo darò” (Marco 6:22-23), lei consigliatasi con la madre, gli chiese la testa di Giovanni Battista in quel momento su un piatto (Marco 6:24-25).  Il rancore è stato il motore principale di questa tragedia. Come dice un proverbio italiano: “Chi di rancore è pieno mastica sempre veleno”; evidentemente Erodiada “masticava veleno” contro il profeta, pe...

Filippesi 1:21: La vita per Paolo

Filippesi 1:21: La vita per Paolo  La vita è fatta di slogan, come per esempio quelli pubblicitari. Eccone qualcuno famoso del passato: “Dal carciofo ‘Cynar’ contro il logorio della vita moderna”. “Dove c'è Barilla c'è casa”. “’Falqui’. Basta la parola”.  “’Denim’, per l'uomo che non deve chiedere mai”. “È ‘Lavazza!’ Più lo mandi giù, più ti tira su”. “Locatelli fa le cose per bene”.  “Duracell dura di più”. “Che mondo sarebbe senza Nutella?” Oppure ci sono frasi che sanno di slogan scritti sui muri. Per esempio una scritta su un muro diceva: “Io non porto rancore, ma solo odio di qualità”. Ora vediamo in Filippesi 1:21 lo slogan che era di Paolo e dovrebbe esserlo per tutti i veri cristiani e riguarda l’atteggiamento sulla vita e la morte che anche noi dovremmo avere: “Per me il vivere è Cristo e il morire è guadagno”. Paolo si trova in carcere a Roma a causa della predicazione del vangelo. La sua prigionia è servita per il progresso del vangelo, le guardie Romane e altr...

Il detto delle pecore disperse (Matteo 26:31).

 Il detto delle pecore disperse (Matteo 26:31). Quando pensiamo agli apostoli li pensiamo come modello di fede e di eroismo, che hanno sopportato instancabilmente ogni difficoltà e persecuzione per il loro Signore, ma questo dopo la Pentecoste, dopo che lo Spirito Santo scese su di loro. Infatti prima, nell'ultima notte della vita terrena libera di Gesù, contrariamente alle loro sicure affermazioni di lealtà e coraggio, dimostrarono tutt'altro che fede ed eroismo, scoprirono tutti di essere timorosi, codardi e impotenti, scoprirono la loro fragilità. Il v.31 è un detto, una citazione dall’Antico Testamento. Cominciamo a vedere: I IL CONTESTO DEL DETTO (v.30)  Nel v.30 leggiamo: “Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi”. Dopo la cena Pasquale, quindi l’isituzione della “Cena del Signore”, e dopo aver cantato l’inno, com’era di usanza, dai Salmi 115-118, Gesù e i Suoi discepoli uscirono per andare al monte degli Ulivi. Consideriamo:

Isaia 64:1-4,9-10: La preghiera appassionata per un risveglio (3) La preghiera per la presenza di Dio

Isaia 64:1-4,9-10: La preghiera appassionata per un risveglio (3)  La preghiera per la presenza di Dio Continuiamo le nostre meditazioni sulla preghiera per un risveglio. Nelle predicazioni precedenti abbiamo visto la passione e la particolarità della preghiera d’Isaia (Isaia 63:15-16). Poi abbiamo visto le motivazioni per cui Isaia prega, vale a dire, perché il Signore non è presente nella vita del Suo popolo a causa dei peccati che ha commesso. Isaia prega che il Signore ritorni in mezzo al Suo popolo mettendo in evidenza l’identità di Dio: è Padre e Salvatore, e l’identità del popolo d’Israele: sono i Suoi servi e la Sua eredità (Isaia 63:15,17-19). Ora in Isaia 64:1-4, vediamo la sostanza della preghiera, lo scopo della preghiera, lo sprone alla preghiera.

1 Tessalonicesi 4:1: Un appassionato incitamento.

1 Tessalonicesi 4:1: Un appassionato incitamento. “Vi preghiamo e vi esortiamo nel Signore Gesù a progredire sempre di più”. Paolo esorta i suoi fratelli e sorelle a continuare a vivere secondo gli schemi comportamentali che hanno ricevuto da lui e dai suoi compagni di servizio (cfr. Atti 17:2-4; 1 Tessalonicesi 1:5-6; 2:7-8, 14).  Paolo con molta passione, incoraggia i cristiani di Tessalonica, a crescere spiritualmente e moralmente sempre di più. “Vi preghiamo” e “vi esortiamo” secondo alcuni studiosi sono sinonimi, secondo altri, hanno due significati  diversi, “vi preghiamo” ha l’idea di richiesta, mentre “vi esortiamo” di incitamento. La prima parola è una richiesta gentile e amichevole, la seconda è un'esortazione urgente, e include una nota autorevole, apostolica, è più enfatica e formale della prima parola. Paolo non incita secondo i suoi pensieri, secondo la sua personalità, o altro, ma nel Signore Gesù, e questo significa sotto l’autorità di Gesù Cristo che ...