What’s Up - Cosa Sta Succedendo?

What’s Up - Cosa Sta Succedendo?

 Per chi si sente confuso e frustrato

Vorrei iniziare leggendovi il testo completo di una canzone che negli anni Novanta ha toccato milioni di cuori:

Che Cosa Succede?

Venticinque anni e la mia vita sta ancora

Cercando di salire su quella grande collina di speranze

Per una destinazione

Ho velocemente realizzato quando sapevo che avrei dovuto

che il mondo era fatto da questa fratellanza di uomini

qualsiasi cosa voglia dire

e così a volte piango

quando sono stesa nel letto

solo per fare uscire tutto

quello che c’è nella mia testa

E mi sento un po’ strana

E così mi sveglio la mattina

E faccio un passo fuori

Prendo un respiro profondo e vado veramente in alto

E urlo al massimo delle mie possibilità

Che cosa succede?

E dico, hey hey hey hey

E dico hey, che cosa succede?

E dico, hey hey hey hey

E dico, che cosa succede?

ooh, ooh ooh

e ci provo, oh mio dio se ci provo

ci provo tutto il tempo, in questa istituzione

e prego, oh mio dio se prego

prego ogni singolo giorno

per una rivoluzione

e così a volte piango

quando sono stesa nel letto

solo per fare uscire tutto

quello che c’è nella mia testa

E mi sento un po’ strana

E così mi sveglio la mattina

E faccio un passo fuori

Prendo un respiro profondo e vado veramente in alto

E urlo al massimo delle mie possibilità

Che cosa succede?

E dico, hey hey hey hey

E dico hey, che cosa succede?

Venticinque anni e la mia vita sta ancora

Cercando di salire su quella grande collina di speranze

Per una destinazione

 

Questa canzone - “What’s Up?” dei 4 Non Blondes - è stata scritta da Linda Perry in un momento particolarmente difficile della sua vita. Non aveva soldi, tutto sembrava complicato e disperato, e si sentiva completamente disorientata. 

Le parole non nascondono significati simbolici, sono semplicemente il grido autentico di una persona confusa che esprime la sua frustrazione.

E proprio per questa autenticità ha toccato milioni di cuori, perché cattura perfettamente quella sensazione che tutti, prima o poi, proviamo:

·      La confusione esistenziale: “Cosa sto facendo della mia vita?”

·      La frustrazione per i propri sforzi: “Ci provo sempre, ma niente sembra funzionare”.

·      Il senso di essere bloccati: “Nella mia vita sto ancora cercando...”.

·      Lo smarrimento emotivo: “Mi sento un po’ strano”.

·      Il grido disperato per risposte: “Cosa sta succedendo?”

 

La Bibbia risponde al grido “Cosa sta succedendo?” Vediamo la prima:

I LA CONFIDENZA 

Ti è mai capitato di sentirti come se stessi camminando in un tunnel senza fine? Isaia ha qualcosa da dirci.

 

In Isaia 50:10 leggiamo: Chi di voi teme il Signore e ascolta la voce del suo servo? Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome del Signore e si appoggi al suo Dio!

 

A) La diagnosi

Questo versetto di Isaia è appropriato a chi si trova nella situazione della canzone, quando dice: “Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce.” 

 

Questo versetto è un ritratto perfetto di chi si trova nella situazione della canzone: quando la vita diventa un tunnel senza fine e non riesci a vedere nemmeno un filo di luce all’orizzonte.

È anche l’esperienza di chi si sente confuso, disorientato, senza una direzione chiara.

 

Isaia sta parlando del Servo del Signore - Gesù Cristo - che nonostante dovesse affrontare sofferenze terribili (essere deriso, frustato, sputacchiato, crocifisso), “non è stato ribelle, non si è tirato indietro” (v.6). 

 

Ogni mattina il Signore “risvegliava il suo orecchio” perché ascoltasse e obbedisse, anche quando il cammino portava dritta alla croce, alla sofferenza.

 

Isaia si rivolge ai consacrati, infatti dice: “Chi di voi teme il Signore e ascolta la voce del suo servo.” 

 

Il “timore del Signore” non è terrore paralizzante, ma quella riverenza magnetica che ti attira verso Dio, quella disposizione del cuore di rispetto profondo che ci spinge a camminare con Dio in una relazione di leale devozione e obbedienza, agendo secondo la Sua santità e giustizia (cfr. per esempio Salmo 119:63; Proverbi 3:7; Ecclesiaste 12:13).

 

Il timore di Dio è il principio che anima e rafforza una vita santa e consacrata a Lui (cfr. per esempio 2 Corinzi 7:1; Colossesi 3:22). 

 

“Ascoltare” in Ebraico (shāmaʿ) significa “obbedire" - non solo sentire le parole, ma rispondere mettendo in pratica ciò che viene detto (cfr. per esempio 1 Samuele 15:22; Deuteronomio 11:27). 

Come dicevano gli antichi: “Dire ‘ho ascoltato’ è dire ‘ho obbedito.’”

In questo contesto è la voce del servo di Dio, e si riferisce all’ascolto della parola di Gesù Cristo - le Sue parole sono le parole di Dio (Giovanni 3:34). 

 

Come disse il Padre nella trasfigurazione ai tre discepoli che erano con Gesù: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo” (Matteo 17:5).

 

Questa è una verità importante, perché molte persone pensano che coloro che sono consacrati a Dio non abbiano problemi, non soffrano, non siano confusi, disorientati, o frustrati.

 

La realtà secondo Isaia è: una persona consacrata a Dio può camminare nelle tenebre priva di luce!

 

La forma plurale della parola Ebraica “tenebre” (ăšēkîm) indica “oscurità intensa” – un’oscurità tale che non c’è luce per vedere il percorso. Non vedi assolutamente niente!

Questa parola non descrive una serata romantica - descrive un’oscurità da film horror, talmente fitta che potresti toccarla. È quando la vita diventa un labirinto senza uscita. 

 

“Camminare nelle tenebre senza luce” significa vivere in un lungo periodo di:

·      Sofferenza e confusione - come Linda Perry quando non aveva soldi

·      Smarrimento e impotenza - come quando “ci provi sempre” ma niente funziona

·      Scoraggiamento e frustrazione - come quando preghi “per una rivoluzione” ma non arriva

·      Perplessità e dubbi - come quando urli “Cosa sta succedendo?”

 

Nel labirinto della confusione, ogni passo sembra un vicolo cieco, ed è proprio lì che la tua fede viene messa alla prova, non sulle strade illuminate.

 

Immagina di rimanere intrappolato sottoterra, proprio come i trentatré minatori cileni che il 5 agosto 2010, rimasero intrappolati a settecento metri sottoterra. Buio totale per diciassette giorni. Poi i soccorritori perforano un foro e ricevono un biglietto: “Stiamo bene, i 33.” Da quel momento, per altri cinquantadue giorni nel buio più assoluto, pregavano ogni giorno guidati da uno di loro soprannominato “El Pastor”. 

Il 13 ottobre tutti vengono salvati sessantanove giorni dopo.

 

Come quei minatori, anche se siamo o quando saremo nelle tenebre, dobbiamo confidare nella voce di Chi non vediamo.

 

Spurgeon testimoniava di aver attraversato spesso “questa valle oscura” dove “lungo tutta la torbida via, l’ululato dei cani dell’inferno e il sibilo degli spiriti maligni non sono mai fuori dalle orecchie... Camminare per tutta la notte, senza vedere un passo davanti a sé, è un lavoro angoscioso”.

 

Sveglia! La vita cristiana non è una crociera ai Caraibi!

La vita cristiana senza problemi non è quello che promette la Bibbia. Anche Giuseppe finì in prigione, Giobbe perse tutto, Paolo fu afflitto continuamente. 

 

La Bibbia lungi dal prometterci una vita agiata, fa piuttosto il contrario!

 

Ma Isaia non ci lascia solo con questa diagnosi, ci dà anche:

B) La medicina

“Confidi nel nome del Signore e si appoggi al suo Dio!”

 

Quando la nebbia del dubbio avvolge ogni cosa, la promessa di Dio non scompare, semplicemente attende di essere afferrata con più forza.

 

Il verbo “confidi” (yiba - qal imperfetto giussivo attivo) evidenzia la volontà, esprime ciò che dovrebbe essere fatto, cioè: “Devi confidare nel nome del Signore”.

 

“Confidare” (bāa) è fidarsi, riporre la speranza e una forte fiducia in qualcuno, nel nostro caso nel nome Signore.

 

In Ebraico esprime quel senso di benessere e sicurezza che deriva dall’avere qualcuno in cui riporre fiducia, anche quando le circostanze sembrano contraddire quella fiducia.

 

Non è un sentimento che aspetti di provare - è una scelta che fai quando i sentimenti ti dicono il contrario.

Confidare in Dio non è un gesto passivo, ma un atto di ribellione contro la disperazione.

 

Come per “confidi” vi è un appello alla volontà, quindi ciò che dovrebbe essere fatto, così lo è anche per “appoggi”.

 

Il significato della parola Ebraica “appoggi” (yiššāʿēn – nifal imperfetto giussivo passivo), è quello di dipendere da Dio, essere sostenuti da Dio, cioè caricare su Dio il peso della situazione pesante che si sta affrontando mantenendo la fiducia che Dio è disponibile e capace di affrontare i problemi che ci affliggono.

 

Quando non hai più nulla su cui appoggiarti, scopri che il tuo Dio è l’unica roccia inamovibile.

 

Come il re Asa quando si trovò davanti a un esercito di un milione di Etiopi con soli 580.000 uomini, pregò: “SIGNORE, per te non c'è differenza tra il dare soccorso a chi è in gran numero, e il darlo a chi è senza forza; soccorrici... Poiché su di te noi ci appoggiamo” (2 Cronache 14:11). 

E il Signore diede la vittoria.

Il Signore è il grande equalizzatore: davanti a Lui, i giganti diventano formiche e le formiche diventano giganti!

 

Il Signore viene invocato come Colui che può aiutare gli impotenti contro i potenti perché sanno di dipendere da Lui ecco perché Asa si è affidato al Signore!

Sia i forti che i deboli hanno bisogno dell’assistenza del Signore per ottenere la vittoria! Perché la vittoria dipende dal Signore! (cfr. per esempio Salmo 20:7-8; Proverbi 21:31).

 

Isaia dice: “Suo Dio” e questo indica la relazione, una relazione in cui la persona fa parte del popolo di Dio, è sottomessa e adora Dio (cfr. per esempio Esodo 19:4-6; 20:3-5; Levitico 26:1-12; Deuteronomio 27:7-10; Geremia 7:23; 11:4; 31:33; 32:23), e Dio si prende cura di questa persona (cfr. per esempio Deuteronomio 32:37; Salmo 42:3; 79:10; 115:2; Gioele 2:17; Michea 7:10). 

 

“Suo Dio” non è un dio generico, ma il TUO Dio personale!

Hai una linea diretta con l’Onnipotente. Hai un “Papà cosmico” che si prende cura di te come se fossi l’unico figlio nell'universo.

 

Se ti trovi, o quando ti troverai in una situazione come quella che viveva Linda Perry, in un momento particolarmente difficile della sua vita, quando tutto sembrava complicato e disperato, e si sentiva completamente disorientata, e provi a salire su quella grande collina di speranza, ma niente funziona - Isaia ti dice: questa non è una sconfitta spirituale. È un’opportunità per confidare in Dio!

 

La confidenza in Dio non si basa su quello che vedi, ma su Chi è Lui. 

Non si basa su come ti senti, ma su quello che Lui ha promesso ieri, oggi e sempre!

 

Quando tutto è buio e confuso, puoi dire: “Il mio Dio sa dove sono, sa cosa sto passando, ed è capace di guidarmi attraverso queste tenebre. È il mio “faro” efficace, il “GPS” sicuro della mia vita! Sono nelle mani giuste!

 

Due principi possiamo trarre da questo punto:

·      Le tenebre e la mancanza di luce non sono una maledizione, ma un’opportunità unica per imparare a dipendere totalmente da Dio. Quando non vedi la strada, sei costretto a camminare per fede e non per visione.

 

·      La vera fede si manifesta quando le circostanze la contraddicono. Non si basa su prove visibili, ma su promesse invisibili. In questo modo, la fede non è una reazione alle circostanze, ma una dichiarazione di chi sei in Cristo.

 

Consideriamo ora:

II LA CERTEZZA 

Abacuc 2:3 dice: Perché è una visione per un tempo già fissato; essa si affretta verso il suo termine e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché certamente verrà; e non tarderà.”

 

Anche se diversamente dalla canzone di Linda Perry, il profeta Abacuc faceva domande a Dio perché non riusciva a capire il Suo comportamento.

Il profeta Abacuc, inizialmente, si chiedeva perché Dio non interveniva contro l’ingiustizia dilagante in Giudea, e successivamente, quando Dio rivela che userà i malvagi Caldei per punire Giuda, Abacuc si interroga sulla giustizia di tale scelta.

La risposta di Dio è chiara: anche i Caldei verranno giudicati a loro tempo. Il successo dei malvagi è solo temporaneo e non deve mai offuscare la sua gloria. 

La promessa di Dio si compirà, anche se sembra in ritardo, perché ha un tempo stabilito nel suo piano perfetto.

 

Noi vediamo quattro aspetti in questo versetto, prima di tutto:

A) Il piano prestabilito da Dio 

“Perché è una visione per un tempo già fissato.”

 

La “visione” (ā·zôn) non è semplicemente un sogno o un’apparizione, ma una rivelazione divina - un messaggio autorevole di Dio che deve essere trasmesso al popolo.

 

Quindi, l’essenza primaria di questa parola non è tanto la visione o il sogno in sé quanto il messaggio trasmesso che deve essere comunicato al popolo. 

Indica la comunicazione diretta e specifica tra Dio e il popolo attraverso l’ufficio profetico (cfr. per esempio 1 Samuele 3:1; 1 Cronache 17:15; Salmo 89:19) o come in questo caso la raccolta di tali messaggi: il contenuto di una visione, incluso il messaggio o il significato (cfr. per esempio 2 Cronache 32:32; Isaia 1:1; Abdia :11; Naum 1:1). 

 

La preposizione “per” indica una direzione temporale: “verso il tempo stabilito”, o “in direzione del momento prestabilito.

 

“Tempo già fissato” (mô’ēd) è un particolare punto di tempo rispetto ad altri, con l’accento sul fatto che questo tempo ha uno scopo designato da un’autorità (cfr. per esempio Levitico 23:4).

 

Non è un momento casuale, ma il tempo dell’appuntamento divino, il tempo storico prestabilito da Dio, il momento designato tra l’eternità e il tempo, dove la promessa divina incontra la storia umana.

Non è “per un tempo” nel senso di durata, ma “verso il momento dell’incontro” - la visione ha una destinazione temporale precisa, un appuntamento che non può mancare sincronizzato con l’orologio di Dio!

 

Non è casuale, ma ha una data di scadenza precisa nel piano di Dio, anche se nascosta all’uomo.

Dio non agisce a caso nel tempo, ma fissa appuntamenti precisi nella storia umana - e quando arriva il tempo prestabilito, la Sua promessa esplode nella realtà.

 

Il tempo prestabilito da Dio è la garanzia divina che la promessa ha una data di scadenza benedetta come nel caso della gravidanza e del parto di Sara secondo la promessa di Dio di avere un figlio anche se vecchia al momento prestabilito (Genesi 18:14), infatti viene usata la stessa parola tradotta con “tempo già fissato” (mô’ēd).

 

O. Palmer Robertson scrive a riguardo: “Abramo dovette credere che, anche se sua moglie aveva superato l’età della gravidanza, nulla poteva essere troppo difficile per Dio. Il messaggero che apparve al patriarca rese molto chiaro che l’adempimento della promessa riguardante la nascita della discendenza di Sara a lungo attesa sarebbe avvenuto “al tempo fissato” (Genesi 18:14). Non secondo il calendario ansiosamente concepito dall’uomo, ma secondo l’incrollabile decreto divino la promessa si sarebbe avverata.”

 

Come la promessa di un figlio aveva il suo tempo prestabilito - anche se sembrava biologicamente impossibile - così la visione di Dio si adempirà nel Suo momento prestabilito. Come la nascita promessa, non può essere ritardata, l’adempimento non mancherà al tempo stabilito da Dio; non ritarderà un momento oltre il tempo stabilito.

 

In secondo luogo, vediamo:

B) La promessa in progressione 

“Essa si affretta verso il suo termine e non mentirà.”

 

La visione non solo corre, ma respira! Infatti, “si affretta” (ypēaḥ - qal imperfetto attivo giussivo) significa “espirare”, “ansimare”, “soffiare vigorosamente” (cfr. per esempio Cantico dei Cantici 4:16), esprime il concetto di progressione continua, non è un movimento tranquillo, ma un ansimare urgente, determinato e veloce.

 

La visione è come un messaggero ansimante che corre senza sosta per consegnare un messaggio importante. 

 

Nonostante all’osservatore umano possa sembrare lento, il suo moto è un’incessante e affannosa corsa verso il suo termine stabilito.

 

La promessa di Dio non sta solo camminando, sta correndo! È un messaggero ansimante e determinato. 

Non vedi la sua corsa? Non importa. La sua velocità è garantita. Anche quando la promessa è invisibile e sembra in ritardo, la sua corsa è inarrestabile verso il suo compimento.

 

“Verso” (l - preposizione) indica la direzione e il movimento verso un obiettivo preciso, cioè la fine.

 

La promessa arriva precisamente nel momento in cui il piano di Dio raggiunge la sua perfezione. Non è un problema di tempo, si tratta di tempismo divino.

 

“Termine” (qē) indica il punto nel tempo che segna il completamento di una durata (cfr. per esempio Esodo 12:41; Genesi 6:13); la meta finale verso cui tutto converge: il momento preciso in cui un processo designato da Dio raggiunge il suo compimento.

 

Nel contesto di Abacuc, “termine” si riferisce sia alla fine del periodo di oppressione Babilonese, il momento storico preciso quando Dio avrebbe posto fine all’attesa del Suo popolo e compiuto la Sua parola di giudizio. Questo si è realizzato storicamente nel 539 a.C. con la caduta di Babilonia, quando il dominio oppressivo terminò e Dio portò il Suo giudizio sui Caldei.

 

Connesso con il “tempo fissato”, “termine” riguarda la fase culminante del piano redentivo di Dio per il suo popolo.

 

Questa promessa in progressione redentiva “non mentirà” (yĕkazzēb – piel imperfetto attivo), cioè non si dimostrerà falsa (cfr. per esempio 2 Re 4:16; Salmo 78:36; 89:35).

Quello che Dio ha promesso si realizzerà davvero. 

·      Non è una bugia! 

·      Non è un’illusione!

·      Non è un inganno!

 

Il senso di “non mentirà” è un modo forte per rassicurare che la parola di Dio è sicura, non cambia idea, non ti prende in giro. È come dire: “Puoi fidarti, anche se non succede subito.”

 

La Parola di Dio è affidabile anche quando le circostanze sembrano smentirla.

La fede si fonda su ciò che Dio ha detto, non su ciò che l’occhio vede.

 

Quello che Dio ha detto, accadrà, punto. La sua parola non è un’ipotesi o una speranza, è una certezza. Quando le circostanze dicono il contrario, la tua fede ti chiede di fidarti non di ciò che vedi, ma di ciò che ha detto Colui che non può mentire.

 

Proprio come l’esperienza osservabile di Abramo contraddiceva la promessa divina riguardo a un figlio nonostante le apparenze fisiche vista la loro età sembrava il contrario, così l’esperienza di Abacuc e del suo popolo sottomesso ai Babilonesi poteva dimostrare il contrario.

Dio non è un uomo che possa mentire, ogni sua promessa è una certezza (Numeri 23:19).

 

Tanto è sicuro che sarà così, che il Signore aveva detto proprio di scrivere in modo leggibile questa visione per preservarla per le generazioni future (Abacuc 2:2; cfr. per esempio Esodo 17:14; Salmo 102:18; Geremia 30:2; 36:2).

Questa sarebbe considerata come una garanzia legale che verifica l’affidabilità del contenuto della visione, come una promessa affidabile che Dio agirà nei tempi che Lui ha prestabilito.

 

In altre parole, quando Dio ti dà una promessa, non ti sta dando una possibilità: ti sta dando un “documento legale firmato!”

 

Dio non ti sta dando un’opzione, ti sta dando una garanzia sigillata. Non firma possibilità, firma certezze. E la sua firma è la sua fedeltà, scritta nella storia e nelle Scritture.

 

La visione scritta diventa un testimone permanente della fedeltà di Dio. Quando tutto sembra contraddire quella promessa, Abacuc poteva dire: “Ho qui la firma di Dio. Questo documento non mente”.

Anche se può sembrare che il suo adempimento sia in ritardo, la visione non si rivelerà falsa; accadrà inevitabilmente.

 

Abbiamo tante promesse scritte nella Bibbia che possiamo proclamare con fede davanti a Dio e rivendicarle come figli e confidare che Lui le porterà a compimento.

 

Spurgeon diceva: “Non lasciare mai che la promessa arrugginisca.”

Questo è esattamente ciò che significa l’imperativo “aspettala” di Abacuc - anche quando sembra tardare, continua a usare la promessa, a invocarla, a ricordarla a Dio.

 

Anche se il cielo sembra muto e il tempo si dilata, la visione corre, ansima, respira. Non è una possibilità: è una certezza firmata. Dio non mente. E ciò che ha detto, accadrà.

E Dio è più pronto a mantenere la promessa di quanto tu sia pronto a riceverla.

 

Giovanni Calvino diceva: “Non dobbiamo immaginare che le promesse del Signore siano vere oggettivamente, ma non nella nostra esperienza. Dobbiamo farle nostre abbracciandole nei nostri cuori.”

 

Abacuc ci parla anche di:

C) Pazienza perseverante 

“Se tarda, aspettala.”

Non siamo un popolo paziente, e la situazione sta peggiorando drasticamente. 

Mentre un sondaggio del 2006 mostrava che le persone perdevano la pazienza dopo diciassette minuti in fila al negozio e nove minuti al telefono in attesa, studi più recenti rivelano un crollo della nostra soglia di tolleranza: ora ci spazientiscono dopo soli trenta secondi di attesa in fila, sedici secondi per il caricamento di una pagina web, e appena due secondi per contenuti online prima di abbandonare. 

Tre quarti degli intervistati attribuiscono questa crescente impazienza alla tecnologia digitale e agli smartphone. 

Questi dati rivelano quanto sia difficile per noi aspettare anche per questioni banali della vita quotidiana. 

 

Eppure, Dio ci chiede di aspettare - non secondi o minuti, ma talvolta anni - per vedere l’adempimento delle Sue promesse.

 

Il “se” (ʾim) introduce una situazione ipotetica.

Il verbo “tarda” (yitmahmâ - hitpael imperfetto iussivo medio) indica una durata prolungata, o ripetitiva. 

Il tardare non è momentaneo, ma può protrarsi nel tempo secondo la volontà di Dio. Anche se Dio volesse che la visione continuasse a tardare, Abacuc deve aspettarla comunque: certamente arriverà.

 

Il versetto presenta una tensione: Dio ammette che potrebbe esserci un ritardo prolungato, i tempi di Dio possono sembrare lenti, questo da un punto di vista umano, ma assicura che comunque “non tarderà” secondo i Suoi piani eterni, l’adempimento arriverà sicuramente e rapidamente.

 

La tensione tra quello che vedi – ritardo - e quello che Dio sa - tempismo perfetto - è dove nasce la fede matura.

 

Dio vuole che la promessa si realizzi al momento giusto, il tardare è solo apparenza umana, non realtà divina.

 

Aspettare la visione non è un consiglio, o un suggerimento, ma è un comandamento (aspetta - akkēh -piel imperativo attivo) che esprime un’azione intensiva, cioè, aspettare fermamente, continuamente, attivamente con tutto il proprio essere.

 

Allora l’attesa richiesta:

·      Non è accidentale, ma intenzionale

·      Non è occasionale, ma persistentemente

·      Non disperatamente, ma speranzosamente

·      Non impazientemente, ma pazientemente

 

Tra il tuo “adesso” e il Suo “presto, c’è il terreno fertile della pazienza che dobbiamo coltivare.

 

Anche Davide ci fa capire di aspettare, quindi di pazientare nel Salmo 40:1 dice: Ho pazientemente aspettato il Signore, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido.”

 

La pazienza non è l’assenza di un’azione, non è passività, ma è forza concentrata, speranza e fiducia attiva nel tempo perfetto di Dio; è persistenza nell’attesa fiduciosa senza ansia.

 

Quando aspetti la promessa di Dio, non aspettare con ansia - aspetta con pace. 

L’ansia dice “e se non arriva?” La pazienza dice “arriverà quando è il momento giusto.”

 

Quando alla fine della canzone Linda Perry dice: “Venticinque anni e la mia vita sta ancora cercando di salire su quella grande collina di speranze per una destinazione”, noi possiamo rispondere che la nostra speranza è Dio su cui si fonda la nostra fede, aspettando la Sua manifestazione pazientemente.

 

La pazienza non è debolezza: è obbedienza sotto pressione.

Quando senti che tutto è in ritardo, ricorda: Dio è puntuale, e la tua attesa è la prova della tua fede.

 

John Blanchard dice: “La pazienza biblica non è radicata nel fatalismo che dice che tutto è fuori controllo. È radicata nella fede che dice che tutto è sotto il controllo di Dio.”

 

La fede sa aspettare perché conosce la fedeltà di Dio, sa che i tempi di Dio sono sempre perfetti, e questo ci introduce all’ultimo punto:

D) La puntualità perfetta 

Poiché certamente verrà; e non tarderà.”

 

“Se tarda, aspettala” - non perché forse arriverà, ma perché sicuramente arriverà. 

La visione di Dio per la tua vita non è incerta - è solo nascosta ai tuoi occhi finché non è il momento giusto.

 

“Certamente verrà” in Ebraico è: “Perché venire verrà” (kī-bō’ yābō’), e questo indica l’assoluto e inarrestabile adempimento, ecco perché la Nuova Riveduta del 1994 traduce “certamente.”

 

Quindi il verbo “venire” (bôʾ- qal infinito assoluto attivo) indica che la venuta è già in corso, un processo dinamico già attivo.

 

La promessa è già partita, è già in movimento, sta già venendo. Quindi è impossibile che non accada, “verrà” (yābō – qal imperfetto attivo) indica in futuro.

 

La tua promessa non è ferma nel “deposito dei sogni “- è già in viaggio sui “binari” dell’eternità!

 

La promessa di Dio è come l’alba: è già iniziata dall’orizzonte dell’eternità e sta avanzando inarrestabile verso il tuo cielo. Non puoi fermare il sorgere del sole - è impossibile. Anche se le nuvole la nascondono temporaneamente, la luce continua ad avanzare. Anche se la notte sembra lunga e buia, l’alba è già partita e niente al mondo può impedirle di raggiungere il tuo mattino. È solo questione di tempo prima che la promessa di Dio illumini completamente la tua vita.

 

Come l’alba non può essere fermata, così la promessa di Dio non può essere cancellata.

Non stai aspettando qualcosa che potrebbe iniziare - stai aspettando qualcosa che è già iniziato!

 

Nel regno di Dio, quello che percepiamo come ritardo, non è fallimento - è strategia divina.

Quello che percepiamo come un’attesa prolungata fa parte di un piano più grande, dove ogni dettaglio e ogni tempismo sono sotto il controllo di Dio. 

Non si tratta di un’inefficienza divina, ma di una strategia precisa e mirata.

 

Possiamo essere perplessi riguardo le circostanze, i metodi, e i tempi di Dio, ma dobbiamo guardarci dalla tentazione di essere impazienti. 

 

·      Riguardo alle circostanze: Dio come Sovrano del mondo e Signore della storia umana ha tutto sotto controllo e ha un tempo stabilito per ogni cosa nella nostra vita (Salmo 99:1; 139:16; Romani 8:28)

 

·      Riguardo ai metodi: vediamo nella Bibbia che Dio usa metodi insoliti che non possiamo capire (Isaia 55:8-9)

           La fede non si basa sulla comprensione di ogni evento, ma sulla certezza che Dio non 

           può mentire e manterrà ogni Sua promessa.

 

·      Riguardo ai tempi: molte volte, i tempi di Dio non sono i nostri tempi! Dio non arriva sempre quando desideriamo, però quando arriva è sempre puntuale! (Ebrei 4:16). 

           Noi vogliamo tutto e subito, ma Dio ha i Suoi tempi nell’adempiere la sua parola. 

           Ogni rivelazione profetica richiede un certo grado di pazienza, bisogna aspettare il suo 

           compimento. 

 

Abacuc 2:3 è un invito alla pazienza e alla fiducia. 

Dio rassicura Abacuc che la sua promessa si avvererà per certo. Anche se il compimento della profezia e del giudizio divino sembra tardare, non è segno di falsità, ma parte di un piano stabilito con tempistiche perfette. 

 

Il Signore esorta Abacuc ad aspettare, perché la rivelazione si realizzerà nel momento giusto, in perfetta armonia con la volontà di Dio.

Possiamo essere certi che questo avverrà, il piano di Dio è una certezza! 

Dio adempirà la Sua parola detta (Ezechiele 12:25; Isaia 55:10-11), eseguirà il Suo disegno (Isaia 46:10-11).

 

“La provvidenza di Dio adempirà tutte le sue promesse” (John Blanchard). 

 

Spurgeon osservava che guardando indietro alle prove passate, scopriamo che Dio “ha permesso alle nuvole di addensarsi più fittamente, per dare una pioggia di benedizioni ancora più abbondante in seguito”.

Il “tardare” apparente diventa, nella retrospettiva della fede, il tempismo perfetto per la nostra crescita spirituale. 

Come conclude ancora Spurgeon: “Non è stato solo buono, ma è stato meglio; anzi, è stato il meglio di tutto”.

 

Anche se la realizzazione di ciò che ha promesso tarda a venire, alla fine arriverà! 

Dio non può mentire, è fedele (cfr. per esempio Numeri 23:19; 1 Pietro 4:19), questo significa che Dio farà ciò che ha detto di fare, adempirà quello che Egli ha promesso, anche se le circostanze sembrano dirci il contrario, anche se non possiamo capire i metodi, anche se sembra che ritardi la sua promessa. 

 

Dobbiamo imparare ad aspettare i tempi di Dio! 

Dobbiamo essere pazienti e questo implica avere fede! Il giusto vivrà per fede (Abacuc 2:4). 

Le persone con poca o nessuna fede sono impazienti.

 

Dio mantiene la sua parola data, perciò possiamo fidarci di ciò che dice anche quando siamo nell’oscurità mettendo la nostra vita nelle Sue mani! (Isaia 50:10). 

Come Linda Perry cantava che ogni singolo giorno pregava per una rivoluzione, ma sembrava che non arrivasse mai, Abacuc ci dice che Dio adempirà la Sua parola, la Sua promessa!

·      Tu vedi ritardo - Dio vede strategia!

·      Tu conti i giorni - Dio perfeziona il tempismo!

·      La tua impazienza dice “troppo tardi” - la fedeltà di Dio dice “momento perfetto”!

Lascia che la tua fiducia superi la tua impazienza, perché il piano di Dio non ha mai fallito.

 

CONCLUSIONE

Forse anche tu ti sei chiesto, o ti stai chiedendo o quando sarai tentato di chiederti come cantava Linda Perry: “Cosa sta succedendo?”

Dobbiamo dirci: 

·      Dio è sovrano! Ha un piano preciso che si compirà al momento giusto, indipendentemente dalle percezioni umane di ritardo

·      La promessa di Dio è affidabile! La sua realizzazione è una certezza assoluta

·   Devi solo aspettare con fede e pazienza i tempi di Dio sapendo che non devi salire su quella

   grande collina di speranza come cantava Linda Perry, perché Dio è sceso dal monte Calvario per 

   dartela in Cristo: avere Cristo è avere la speranza di Dio!

 


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