Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta senso

Ecclesiaste 1:11: Nessuno sarà ricordato!

 Ecclesiaste 1:11: Nessuno sarà ricordato! La vanità del mondo umano "Lei è da invidiare più di chiunque altro io conosca", disse un giovane a un milionario. "Perché?", rispose il milionario. "Non conosco alcun motivo per cui dovrei essere invidiato".  "Cosa, signore!", esclamò il giovane sorpreso.  "Perché, lei è un milionario! Pensi alle migliaia di euro che le sue entrate portano ogni mese!".  "E allora?" rispose il milionario. "Tutto ciò che ne ricavo è il cibo e i vestiti, e non posso mangiare più della paghetta di un uomo e indossare più di un vestito alla volta. Anche tu puoi fare quanto me, non è vero?".  "Sì, ma pensi alle centinaia di belle case che possiede e agli affitti che le fruttano", ribadì il giovane. "A cosa mi serve?" rispose il ricco. "Posso vivere in una sola casa alla volta. Quanto al denaro che ricevo per gli affitti, non posso mangiarlo né indossarlo; posso solo usarl...

Ecclesiaste 1:8: Niente soddisfa

  Ecclesiaste 1:8: Niente soddisfa La vanità del mondo umano L’ecclesiaste, Salomone dai vv.2-11 sta parlando della vanità della vita. I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Dai vv.8-11 vediamo tre aspetti della vanità della vita, oggi vediamo il primo aspetto nel v.8: niente soddisfa. Non ci sono prove che il filosofo francese Alber Camus abbia affermato di essere stato direttamente influenzato da Salomone, tuttavia, è interessante notare che entrambi affrontano il tema del significato della vita e dell'assurdità dell'esistenza. L’insegnante di filosofia e scrittore Jonny Thomson su di lui scrive: “Camus, esponente dell’esistenzialismo francese, partì dalla tesi secondo cui non esistono regole oggettive che possono guidare la nostra vita. L’uomo non ha alcun ‘fine’ a cui tendere (come sosteneva invece Aristotele), non esiste una legge morale (come riteneva ...

Ecclesiaste 1:4-7: La vanità del mondo naturale

 Ecclesiaste 1:4-7: La vanità del mondo naturale Papa Adriano VI, noto per la sua austerità e il suo rigore morale, era solito ripetere: "Ho conosciuto tre imperatori, Carlo V, Massimiliano e Ferdinando, e ho imparato che nulla è più vano della vanità". Poco prima di morire, guardando le sue mani scarne e pallide, esclamò: "Ecco a cosa si riducono le ambizioni e le vanità umane!". L'Ecclesiaste è un libro sapienziale dell'Antico Testamento che affronta il tema della vanità della vita. I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Nei vv.4-11, l’ecclesiaste enfatizza la monotonia della natura, l’attività ripetuta e continua. A riguardo James Bollaghen scrive: “L'uso predominante dei participi in 1:4–11 serve per enfatizzare l'attività continua o ripetitiva e quindi la monotonia di questo mondo. Questi participi sono meglio presi al presen...

Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita

 Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita Quando aveva ottantanove anni, un anno prima di morire, il politico inglese Sir Leonard Woolf (1880 – 1969) disse: "Il mondo di oggi e la storia del formicaio umano degli ultimi cinquantasette anni, sarebbero esattamente gli stessi se avessi giocato a ping-pong invece di sedere in commissioni, scrivere libri e memorandum. Devo quindi fare questa ignominiosa confessione a me stesso e a chiunque legga queste parole: in questa lunga vita ho macinato 150.000-200.000 ore di lavoro perfettamente inutile". Leonard Wolf ha considerato tutte quelle ore di lavoro qualcosa d’inutile! Salomone, riconosce la monotonia dell'attività frenetica della vita e l'inutilità della fatica umana, si chiede quale profitto ha l’umanità di tutta la fatica che compie su questa terra.  Questo sarà illustrato nei vv.4-11. Il ritmo incessante delle generazioni umane (Ecclesiaste 1:4), i cicli del sole (Ecclesiaste 1:5), i movimenti del vento (Ecclesiaste 1:6) ...

Filippesi 1:21: La vita per Paolo

Filippesi 1:21: La vita per Paolo  La vita è fatta di slogan, come per esempio quelli pubblicitari. Eccone qualcuno famoso del passato: “Dal carciofo ‘Cynar’ contro il logorio della vita moderna”. “Dove c'è Barilla c'è casa”. “’Falqui’. Basta la parola”.  “’Denim’, per l'uomo che non deve chiedere mai”. “È ‘Lavazza!’ Più lo mandi giù, più ti tira su”. “Locatelli fa le cose per bene”.  “Duracell dura di più”. “Che mondo sarebbe senza Nutella?” Oppure ci sono frasi che sanno di slogan scritti sui muri. Per esempio una scritta su un muro diceva: “Io non porto rancore, ma solo odio di qualità”. Ora vediamo in Filippesi 1:21 lo slogan che era di Paolo e dovrebbe esserlo per tutti i veri cristiani e riguarda l’atteggiamento sulla vita e la morte che anche noi dovremmo avere: “Per me il vivere è Cristo e il morire è guadagno”. Paolo si trova in carcere a Roma a causa della predicazione del vangelo. La sua prigionia è servita per il progresso del vangelo, le guardie Romane e altr...