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La natura dell'inferno. L'inferno è l'esilio (3)

La natura dell’inferno. L'inferno è l'esilio  Isabelle Allende, la nipote del presidente cileno Salvador Allende, fu costretta all’esilio dopo che lo zio venne deposto dalle forze golpiste di Pinochet nel 1973. Dopo aver ricevuto minacce di morte dal regime, decise di trasferirsi in Venezuela. Ha sempre continuato la sua carriera da giornalista anche in esilio collaborando con il giornale “El Nacional”. Le sue novelle e i suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, spesso raccontano della sua esperienza di esilio.  Nel 1985 si trasferì negli Stati Uniti e nel 1990, quando fu ristabilita la democrazia in Cile, vi ritornò dopo 15 anni di assenza per ricevere il premio “Grabiela Mistral”. Quello che fu possibile a Isabelle Allende, vale a dire da esiliata di ritornare in Cile, non sarà assolutamente possibile per tutti coloro che andranno all’inferno, una volta là non potranno ritornare indietro, o spostarsi in paradiso (cfr. Luca 16:19-31). Sentimentalmente possiamo trovare l'i...

La natura dell’inferno. L'inferno è la rovina per gli increduli (2)

 La natura dell’inferno. L'inferno è la rovina per gli increduli (2) La sera del 1808, un giovane di nome Adoniram Judson alloggiava in una locanda, mentre nella stanza accanto un uomo stava lottando contro la morte.  Judson era un brillante studente al Providence College, dove era rimasto affascinato dalle idee dell'illuminismo provenienti dall'Europa.  Su sollecitazione di un certo Jacob Eames, aveva adottato il deismo e la sua idea di un Dio assente.  Nel giorno del suo ventesimo compleanno, Judson disse ai suoi genitori sconvolti che aveva abbandonato la fede cristiana e si stava trasferendo a New York per perseguire uno stile di vita mondano. Poco dopo, Judson ascoltò la terribile angoscia nella stanza accanto e si chiese cosa stesse pensando l'uomo morente.  I gemiti passavano attraverso le pareti e poteva sentire l'irrequieta lotta straziante dell'uomo.  Cosa direbbe il suo amico libero pensatore Eames su come liberare l’uomo dall'ansia e dall’inquie...

La natura dell’inferno. L’inferno è punizione di Dio (1)

  La natura dell’inferno. L’inferno è punizione di Dio (1) L’inferno è un concetto terribile e offensivo per la sensibilità moderna. Molte persone trovano difficile il fatto che ci sia un Dio amorevole che possa mandare qualcuno in un posto terrificante come l'inferno, e quindi non credono all’inferno. Anche certi credenti imbarazzati, cercano con speculazioni delle alternative al tormento eterno. James Packer scriveva il motivo per cui molti non credono all’inferno dicendo: “Il laicismo sentimentale della moderna cultura occidentale, con il suo esaltato ottimismo sulla natura umana, la sua idea rimpicciolita di Dio e il suo scetticismo sul fatto che la morale personale sia davvero importante—in altre parole, il suo decadimento della coscienza—rende difficile per i cristiani prendere sul serio la realtà dell'inferno”. Certi teologi hanno visto l’inferno nei ghetti impoveriti dell'America (Reinhold Niebuhr), o nella situazione di impotenza politica, economica e di oppression...

Matteo 26:31: Il detto delle pecore disperse

Matteo 26:31: Il detto delle pecore disperse Quando pensiamo agli apostoli li pensiamo come modello di fede e di eroismo, che hanno sopportato instancabilmente ogni difficoltà e persecuzione per il loro Signore, ma questo dopo la Pentecoste, dopo che lo Spirito Santo scese su di loro. Infatti prima, nell'ultima notte della vita terrena libera di Gesù, contrariamente alle loro sicure affermazioni di lealtà e coraggio, dimostrarono tutt'altro che fede ed eroismo, scoprirono tutti di essere timorosi, codardi e impotenti, scoprirono la loro fragilità. Il v.31 è un detto, una citazione dall’Antico Testamento. Cominciamo a vedere:

Il detto delle pecore disperse (Matteo 26:31).

 Il detto delle pecore disperse (Matteo 26:31). Quando pensiamo agli apostoli li pensiamo come modello di fede e di eroismo, che hanno sopportato instancabilmente ogni difficoltà e persecuzione per il loro Signore, ma questo dopo la Pentecoste, dopo che lo Spirito Santo scese su di loro. Infatti prima, nell'ultima notte della vita terrena libera di Gesù, contrariamente alle loro sicure affermazioni di lealtà e coraggio, dimostrarono tutt'altro che fede ed eroismo, scoprirono tutti di essere timorosi, codardi e impotenti, scoprirono la loro fragilità. Il v.31 è un detto, una citazione dall’Antico Testamento. Cominciamo a vedere: I IL CONTESTO DEL DETTO (v.30)  Nel v.30 leggiamo: “Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi”. Dopo la cena Pasquale, quindi l’isituzione della “Cena del Signore”, e dopo aver cantato l’inno, com’era di usanza, dai Salmi 115-118, Gesù e i Suoi discepoli uscirono per andare al monte degli Ulivi. Consideriamo:

Osea 1:8-9: Lo-Ammi non siete il mio popolo

 Osea 1:8-9: Lo-Ammi non siete il mio popolo Ci sono molti simboli nella vita che rappresentano qualcosa, per esempio la ‘Croce Rossa’ sul fondo bianco è simbolo dell’organizzazione mondiale per il soccorso dei feriti e dei rifugiati di guerra. Nella storia ci sono stati simboli davvero particolari come per esempio quella di una scritta su una tomba. A Stroudsburg, in Pennsylvania, c'è la tomba di un soldato della Guerra Civile. La pietra porta la data della sua nascita e morte, e ci sono scritte queste parole: "Il sostituto di Abraham Lincoln". Nel dolore e nell'angoscia della guerra, rendendosi conto che migliaia e migliaia di soldati stavano morendo al suo posto sul campo di battaglia, il presidente Lincoln scelse di onorare un particolare soldato come suo sostituto e di renderlo un simbolo, per così dire, del fatto che i soldati che morivano in battaglia morivano perché altri potessero vivere. Ora, come abbiamo visto già precedentemente nel capitolo 1 di Osea, i n...

Matteo 14:31: La riprensione di Gesù

 Matteo 14:31: La riprensione di Gesù “Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’” In questo versetto vediamo la riprensione di Gesù che ha fatto a Pietro mentre lo stava salvando dall’annegamento. Che cosa era accaduto? Dopo aver fatto il miracolo della moltiplicazione dei pani, Gesù esortò i Suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre Egli avrebbe congedato le persone; dopo di questo Gesù si ritirò in disparte da solo a pregare. Intanto la barca con i discepoli, era molti metri distante dalla riva, e per il vento contrario, era sbattuta dalle onde. Verso le tre di notte, Gesù andò verso i discepoli camminando sull’acqua, ma vedendolo camminare sull’acqua, non riconoscendolo, all’inizio pensarono che fosse un fantasma, e gridarono dalla paura. Gesù li rassicurò dicendo: “Coraggio, sono io; non abbiate paura!” Pietro con fede disse che se era il Signore che gli comandasse di camminare sull’acqua. Al c...

Osea 1:6-7: Lo-Ruama niente più compassione di Dio

 Osea 1:6-7: Lo-Ruama niente più compassione di Dio Ci sono persone che credono nella “teologia del Babbo Natale”; secondo questa teologia i peccati non creano nessun problema; Dio perdona sempre e non punisce nessuno, anche coloro che hanno uno stile di vita immorale e idolatra, non dobbiamo temerlo, chi lo fa è giudicato antiquato, bigotto, puritano.  Ma questo non rispecchia ciò che dice la Bibbia, ciò che troviamo scritto in Osea 1:4-9. Dopo la chiamata di Osea da parte di Dio di sposare una moglie prostituta, Gomer, e fare figli di prostituzione, ecco che Gomer concepì e partorì il primo figlio che il Signore disse a Osea di chiamarlo Izreel. Nei vv.6-7 vediamo la nascita di una figlia, che è simbolo di negazione della compassione di Dio verso Israele, il Regno del Nord. Se mentre il nome del primo figlio si concentrava sia sul giudizio sulla dinastia del re Ieu, della monarchia e su Israele, ora con questo nome simbolico del secondo figlio, il giudizio si concentra solo ...

Il dono della grazia di Dio (1 Corinzi 1:4)

 Il dono della grazia di Dio  “Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù” (1 Corinzi 1:4). Noi in questo versetto vediamo che Paolo aveva la costanza, l’abitudine di ringraziare Dio per la chiesa di Corinto. Anche se si sentiva responsabile per loro come un padre per i suoi figli (1 Corinzi 4:14-15), Paolo era consapevole che la chiesa di Corinto apparteneva a Dio (1 Corinzi 1:1) e manifestava in essa la Sua grazia, e per questo lo ringraziava, in questo vediamo l’amore di Paolo per la chiesa. Un primo aspetto allora che ci colpisce di Paolo è che la sua gratitudine a Dio non era per se stesso, ma per quello che Dio aveva dato alla chiesa di Corinto. Un secondo aspetto della gratitudine di Paolo a Dio per la chiesa di Corinto è che era grato nonostante non fosse una chiesa coerente con la fede cristiana, infatti per esempio all’interno della chiesa vi erano divisioni (1 Corinzi 1:10-13; 11:17); gelosie e contese (1 Corinzi ...

1 Corinzi 15:57: La vittoria delle vittorie!

 1 Corinzi 15:57: La vittoria delle vittorie! “Ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo”. L’estate 2021 sarà ricordata come un’estate magnifica, infatti per l’Italia è stata un’estate sportiva incredibile: abbiamo vinto l’europeo con la nazionale di calcio, abbiamo battuto il record delle medaglie vinte alle olimpiadi di Tokio 2020 con degli ori davvero pazzeschi. Ma in questo testo di Paolo ai Corinzi vediamo la vittoria delle vittorie! Paolo inizia il versetto con un “ma” (de - congiunzione avversativa) che indica un contrasto significativo tra questo versetto e il versetto precedente dove si parla di morte, di peccato e della legge di Dio. Il Nuovo Testamento ci ricorda che nessuno sarà salvato dal peccato perché osserviamo la legge di Dio, anzi la legge di Dio ci fa capire quanto sia grave il peccato e quanto sia impossibile osservarla come Dio vuole, e quindi ci fa vedere che siamo colpevoli davanti a Dio senza attenuanti (per esem...