1 Corinzi 12:20-27: Un corpo - molte membra
1 Corinzi 12:20-27: Un corpo - molte membra.
Viviamo in una cultura “dell’amore liquido” e del “capitalismo emotivo” “dell’insieme ma soli”, della “cultura dell’opportunismo” - dove le relazioni si consumano come prodotti da supermercato.Ma quello che vediamo nella società di oggi, lo constatiamo anche nella chiesa? È una minaccia, o siamo già diventati una “chiesa usa e getta” dove si coltivano amicizie utilitaristiche? Relazioni basate sull’interesse? Dove scegliamo di avere comunione con i membri a nostro piacere?
Immaginate per un momento di trovarvi in un’orchestra sinfonica. Ogni musicista ha il suo strumento, ogni strumento ha il suo suono unico, eppure quando suonano insieme creano un’armonia che trascende le singole note.
Questo è ciò che Paolo cerca di comunicare alla chiesa di Corinto quando scrive queste parole, incredibilmente attuali anche per noi dopo duemila anni.
Siamo un’orchestra dove c’è armonia che glorifica Dio?
La chiesa di Corinto era divisa. C’erano fazioni, gelosie, competizioni spirituali. Alcuni si sentivano superiori per i loro doni, altri si sentivano inutili perché i loro doni sembravano meno appariscenti.
C’era una mentalità che oggi chiameremmo da credenti di “serie A e serie B”.
C’era la mentalità “Io sono più importante di te”. Stavano vivendo quello che noi oggi possiamo chiamare “chiesa dell’io”, dove ognuno tirava dalla sua parte.
Immaginate un’orchestra dove ognuno suona per conto suo…..che caos!
Paolo risponde con una delle immagini più belle e profonde della Scrittura: la chiesa come corpo unico di Cristo.
Una visione che demolisce l’individualismo spirituale e la mentalità del “io al centro” e mostra che ogni credente è indispensabile nel piano di Dio.
Leggiamo insieme 1 Corinzi 12:20-27: “Ci sono dunque molte membra, ma c’è un unico corpo; l’occhio non può dire alla mano: ‘Non ho bisogno di te’; né il capo può dire ai piedi: ‘Non ho bisogno di voi’. Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui. Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua”.
Oggi esploreremo insieme tre verità fondamentali che emergono da questo testo: la diversità, la dipendenza e la dignità.
Iniziamo con:
I LA DIVERSITÀ: LA RICCHEZZA DELLA VARIETÀ DEL CORPO (v.20)
Sappiamo che la chiesa è un solo e unico corpo (cfr. per esempio 1 Corinzi 12:12-13; Efesini 4:4-6), quello di Cristo di cui Egli ne è il capo (cfr. per esempio Efesini 1:22-23; Colossesi 1:18).
Un’unità che supera tutte le barriere e tutte le divisioni create dall’uomo (cfr. per esempio Galati 3:28; Efesini 2:11-22).
La chiesa di Corinto faceva parte del corpo di Cristo, ciascuno per parte sua (v.27), cioè ciascuno aveva la sua porzione specifica di responsabilità e dignità.
La chiesa è il luogo dove dovrebbe regnare un amore genuino e intenso gli uni per gli altri (cfr. per esempio Romani 12:9-10; 1 Pietro 4:8), un amore che si impara da Dio (cfr. per esempio Efesini 5:1-2; 1 Giovanni 3:16; 4:19).
È una caratteristica di chi è stato salvato da Dio (cfr. per esempio 1 Giovanni 3:14), di chi è nato di nuovo spiritualmente, di chi ha conosciuto veramente Dio (cfr. per esempio 1 Giovanni 4:7-8).
L’amore gli uni per gli altri è la testimonianza che siamo discepoli di Gesù Cristo! (Giovanni 13:34-35).
Vedremo tre aspetti fondamentali, il primo:
A) La diversità divina
Paolo inizia con una dichiarazione che potrebbe sembrare ovvia ma che è rivoluzionaria: “Ci sono dunque molte membra, ma c'è un solo corpo” (v.20).
Il termine greco per “membra” (melē -plurale) indica non solo parti anatomiche, ma parti funzionali e vitali, dove ognuna ha una funzione specifica e insostituibile.
Immaginate un artista che crea un mosaico. Ogni frammento ha un colore diverso, una forma unica. Visto da solo, potrebbe sembrare insignificante. Ma quando l’artista lo colloca nel posto giusto, insieme a tutti gli altri, emerge un’immagine di bellezza straordinaria.
Ogni cristiano è “un frammento unico” nel meraviglioso mosaico di Dio.
Non siamo tutti uguali e di questo dobbiamo ringraziare Dio!
Dio non produce cloni spirituali, crea capolavori irripetibili! Tu sei un capolavoro!
Allora ti devi vedere come un capolavoro di Dio, ma devi vedere anche gli altri come capolavori di Dio e sei chiamato a stimarli, se non lo facciamo, stiamo disprezzando Dio, l’autore della nostra unicità e diversità.
E se consideriamo che ogni credente vale quanto la vita di Cristo (1 Pietro 1:18-19; Apocalisse 5:9), allora pensiamoci bene prima di detestare o svalutare qualcuno!
Con una domanda Paolo aveva detto al v.19: “Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo?”. Fa capire che la natura del corpo non sarebbe tale senza diversità.
Insieme a Rick Warren possiamo affermare: “La diversità non è un ostacolo all’unità, è il suo fondamento”.
Se tutto fosse un unico membro, mancherebbero altre funzioni essenziali. Se tutte le parti fossero dello stesso tipo, non ci sarebbe nessun corpo, ma solo una mostruosità biologica e spirituale.
Immaginate un corpo con un solo occhio, o una sola mano! Non sarebbe più un corpo, perché il corpo, benché sia unico, ha diverse membra: testa, mani, piedi, cuore, fegato e così via, dove ognuna ha la sua importanza per il buon funzionamento del corpo e per l’utile comune.
Lo Spirito Santo ci ha posti nella chiesa, ognuno con la sua diversità per essere un corpo che cresce insieme - dove ogni dono, ogni talento, ogni capacità lavora per il bene comune e fa crescere tutto il corpo verso Cristo! (cfr. per esempio 1 Corinzi 12:4-13; Efesini 4:16).
Il secondo aspetto fondamentale è:
B) I doni distribuiti
La diversità non è un problema da risolvere, è un dono da celebrare, specialmente per quelli che stanno lavorando in modo invisibile, ma concreto.
Pensate al cuore: non lo vedete mai, è nascosto nel petto, silenzioso nel suo lavoro. Eppure, se si ferma anche solo per pochi secondi, tutto il corpo collassa. Un organo “invisibile”, ma assolutamente vitale.
Nel corpo fisico, spesso gli elementi che consideriamo banali hanno la loro importanza.
Le ciglia proteggono i nostri occhi, la saliva ci permette di mangiare e parlare, i globuli bianchi - invisibili a occhio nudo - ci tengono in vita combattendo le infezioni.
Alla luce di tutto questo, ogni membro ha la sua importanza nella chiesa!
Non esistono cristiani di scorta nel piano di Dio!
Ogni credente è indispensabile e vitale per il buon funzionamento del corpo di Cristo, così come ogni parte del corpo fisico.
Allora ognuno non deve sentirsi superiore all’altro, e l’altro non deve sentirsi inferiore anche se pensa di avere un ruolo insignificante nella chiesa.
Il terzo aspetto fondamentale è:
C) La distinzione distruttiva
Spesso pensiamo che chi predica sia più importante di chi pulisce, che chi guida la musica sia più prezioso di chi conta le offerte.
Paolo demolisce questa mentalità!
L’apostolo ci dice che ogni dono, ogni chiamata, ogni ministero è essenziale per il buon funzionamento del corpo.
Avendo questo in mente, è importante accogliersi come fa Cristo con noi anche se siamo diversi di carattere, con pregi e difetti (cfr. per esempio Romani 14:1; 15:7) e servirsi gli uni gli altri (cfr. per esempio Galati 5:13; 1 Pietro 4:10) seguendo l’esempio di Cristo (cfr. per esempio Marco 10:43-45; Giovanni 13:13-17).
Mentre la cultura di questo mondo è: “uso l’altro per me stesso!”, uno degli aspetti importanti della spiritualità cristiana è “servo l’altro e non me stesso”, e nemmeno “servo l’altro per me stesso”, per ottenere qualcosa.
La società consumistica del “tutto subito e senza impegno” e “dell’usa e getta” sta influenzando parecchio la chiesa.
Si sta creando l’abitudine orribile e distruttiva della “spiritualità da fast-food” - tutto veloce, tutto comodo, tutto su misura per i nostri gusti.
Vogliamo benedizioni istantanee, comunità senza impegno, e ministeri senza sacrificio, il tutto senza preoccuparci degli altri: viviamo la fede in senso individuale.
Dio ha creato un unico corpo con membri diversi, con doni, talenti, caratteri diversi, chiamate diverse che insieme operano per la crescita della chiesa per la gloria di Dio.
Mentre il mondo produce “identità usa e getta", Dio forgia identità irripetibili per il bene comune, dove la dinamica è: “Prima Dio, poi gli altri, infine io!”
Questa settimana, invece di lamentarti per i doni che non hai, ringrazia Dio per quello che ti ha dato.
Invece di creare gerarchie spirituali, ringrazia personalmente chi pulisce, chi conta le offerte, chi serve dietro le quinte.
Invece di cercare “spiritualità da fast-food”, impegnati in qualcosa che richiede pazienza e sacrificio.
Celebra la diversità invece di giudicarla.
Ma questo testo di 1 Corinzi ci parla anche di:
II DIGNITÀ: L'ONORE CHE APPARTIENE A OGNI MEMBRO (vv.23-24)
Paolo usa un’immagine sorprendente nei versetti 23-24: “E quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava.”
Il verbo greco per “circondiamo” (peritithemen -presente attivo indicativo), indica il dato di fatto che lo facciamo ogni giorno; letteralmente significa “mettere attorno” (cfr. Matteo 21:33; Marco 12:1; Giovanni 19:29) suggerendo l’atto del vestire (cfr. per esempio Matteo 27:28; Marco 15:17).
Le parti meno onorevoli sono quelle del corpo che reputiamo non presentabili - probabilmente si riferisce alle parti più nascoste o agli organi sessuali - queste le trattiamo con particolare attenzione e cura, coprendole con abiti speciali.
Paolo dice: “le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro”, mentre le parti decorose, come il viso o le mani, non ne hanno bisogno.
Nella seconda parte del v.24, Paolo dice: “Ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava.”
Dio ha messo insieme sia le parti deboli nel corpo umano, come dice al v.22, con quelle forti - in modo tale che le forti prestino speciale cura e attenzione alle deboli, così che l’intero corpo rimanga tutt’uno, senza divisione, come è scritto nel v.25: “Perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre.”
“Ha formato” (synekerasen - aoristo attivo indicativo) significa assemblare un tutto, unificare, mescolare o combinare parti diverse come può fare uno scultore che mette insieme parti diverse, o un pittore che mescola i colori, o un musicista che compone un’armonia.
Dio è l’artista supremo che ha deliberatamente strutturato il corpo spirituale, la chiesa, in modo che non ci fossero gerarchie di valore, ma un sistema di cura reciproca e solidarietà in perfetta armonia.
Dio non distribuisce dignità in base alle prestazioni, ma in base al Suo amore e alla Sua saggezza sovrana.
Scopriamo tre verità rivoluzionarie, cominciamo con la prima:
A) La dignità divina
La parola “onore” (timēn) del v.23 indica rispetto (Giovanni 4:44), come anche
il riconoscere la dignità, è la stessa parola usata per i magistrati (Romani 13:7), per Cristo (2 Pietro 1:17), per Dio (1 Timoteo 1:17).
È usata anche per indicare valore intrinseco, prezzo (Matteo 27:9; Atti 5:2; 1 Corinzi 7:23).
Quando conferiamo onore ai membri “meno onorevoli”, della chiesa (1 Corinzi 12:23-24), cioè “alla parte che ne mancava”, stiamo dando loro dignità, valore, importanza a coloro che sono considerati inutili, o di poco conto agli occhi degli uomini, ma non di Dio.
Immaginate un gioielliere che trova quella che sembra essere una pietra ordinaria in un mercato delle pulci. Tutti la scartano perché non brilla, non attira l’attenzione. Ma l’occhio esperto del gioielliere vede quello che altri non vedono: in quella pietra vede un diamante grezzo di valore inestimabile. Con pazienza e arte, lo taglia e lo lucida fino a farla brillare di una luce abbagliante.
Dio è come quel gioielliere. Vede il valore in persone che il mondo scarta (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:26-28).
Vede il potenziale in vite che sembrano ordinarie, e con il Suo amore e la Sua grazia, fa brillare la dignità che Egli stesso ha posto in ogni essere umano.
Questo cambia tutto nella chiesa: dare il posto d’onore a chi sta in ultima fila.
Non ci sono membri di seconda classe.
Non ci sono ministeri di serie “B”. Non ci sono persone meno importanti.
Ogni battezzato porta in sé la dignità di essere membro del corpo di Cristo.
B) La dignità divina è diversa da quella del mondo
Viviamo in un’epoca di “relazioni a contratto” - dove ogni rapporto ha una clausola di recesso.
Dove si pratica “la comunione calcolata” a secondo gli interessi, invece della comunione autentica.
Dove si indossano “maschere di perfezione” invece di mostrare vulnerabilità reale perché abbiamo paura di essere giudicati o consumati.
Il ragazzo timido che fa fatica a parlare in pubblico ha la stessa dignità del pastore eloquente.
La vedova anziana che può solo pregare ha lo stesso valore del giovane dinamico che organizza eventi.
Il nuovo convertito che sta ancora imparando ha la stessa importanza del credente maturo che insegna.
La rivoluzione anticonsumistica del Vangelo, a differenza del mondo che ti valuta per quello che produci, è: “Dio ti ama per quello che sei!”
Mentre il mondo scarta quando non sei più utile, Cristo ti abbraccia anche quando sei al tuo peggio!
Disonorare qualsiasi parte del corpo di Cristo sarebbe disonorare Cristo stesso.
Questo dovrebbe farci tremare di reverenza e riempirci di responsabilità.
Questa settimana, identifica una persona nella chiesa che tendi a ignorare o sottovalutare.
Fai uno sforzo deliberato per riconoscere il suo valore: un complimento sincero, un invito a caffè, una domanda sui suoi doni.
Non per pietà, ma per giustizia - stai riconoscendo la dignità che Dio ha già posto in lei.
III DIPENDENZA: LA NECESSITÀ DELL’INTERDIPENDENZA (vv.21-25)
Gli atomi sono le particelle più piccole della materia - esistono da soli, non si toccano, non si mescolano, rimangono separati.
Il sociologo Charles Taylor ha parlato della società contemporanea come di “individualismo atomistico”, atomi umani che non si toccano mai.
Sono quelle persone che vivono in un condominio da anni, ma quando il vicino muore solo, scoprono che non sapevano nemmeno come si chiamava!
Per la “persona atomo” la privacy è tutto: preferisce ordinare la pizza online piuttosto che parlare al telefono, fa la spesa con le cuffie per evitare qualsiasi interazione, conosce meglio i personaggi delle serie TV piuttosto che i propri vicini.
L’individuo moderno si interessa a sé stesso, vuole piacere e stare bene, ma evita il dolore, la responsabilità e l’impegno.
“Io prima di tutto” è la sua dottrina; crede: “La mia felicità vale più della tua sofferenza, i miei gusti contano più dei tuoi bisogni; la mia autorealizzazione personale è più importante di qualsiasi responsabilità verso gli altri”.
Per lui non esiste la parola “noi”, ma solo la parola “IO”.
Non esiste: “Tutti per uno, uno per tutti”, ma “Uno per me e ognuno si arrangi!”.
Paolo sta dicendo tutto il contrario, sta parlando di:
A) Dipendenza dichiarata
Secondo la metafora del corpo che usa Paolo, noi abbiamo bisogno l’uno dell’altro, perché siamo membra l’uno dell’altro (Romani 12:5).
Non possiamo pensare che esista una persona salvata senza comunione fraterna, o una crescita spirituale in solitaria.
Coloro che pensano di poter essere indipendenti si ingannano; si stanno, per così dire, “tagliando le mani o i piedi”, per rimanere nel tema.
Nel v.21, Paolo lo spiega chiaramente e categoricamente rivelando l’assurdità di coloro che pensano il contrario: “L’occhio non può dire alla mano: ‘Non ho bisogno di te’; né il capo può dire ai piedi: ‘Non ho bisogno di voi’”.
“Bisogno” (chreian) indica tutto ciò che è necessario ma mancante.
La parola che usa Paolo è una parola impiegata nel Nuovo Testamento per i bisogni essenziali della vita come: la cura medica (Marco 2:17), il sostentamento quotidiano (Matteo 6:8), e il nutrimento spirituale (Luca 10:42).
Questo ci fa capire che ogni credente è importante per l’esistenza della chiesa!
Quindi se tu non stai stimando un membro, se tu lo stai disprezzando, stai contraddicendo Colui che lo ha posto nel corpo di Cristo per compiere un ruolo importante per l’esistenza della chiesa! (1 Corinzi 12:18).
Paolo sta evidenziando che i membri della chiesa che si sentono superiori e autosufficienti per doni spirituali o status sociale, non dovrebbero mai disprezzare coloro che non hanno i loro stessi doni o posizione, pensando che non siano importanti.
Questa non è la verità davanti a Dio!
Nessun credente individualmente è un’unità completa, ha bisogno degli altri credenti e gli altri credenti hanno bisogno di lui, e questo si può realizzare nella comunione (koinōnía), cioè nella partecipazione di vita comune come faceva la chiesa primitiva (cfr. per esempio Atti 2:42-47; Ebrei 10:24-25; 1 Giovanni 1:3-7).
E ancora Paolo sta parlando di:
B) Debolezza determinata
Il v.22 introduce un concetto con un forte contrasto: “Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli sono invece necessarie.”
Non si capisce a quali organi del corpo Paolo metaforicamente si riferisse quando li chiama “deboli”, qualcuno ha pensato che Paolo si riferisse alle parti del corpo umano utili alla procreazione dei figli e alla continuazione della specie.
Ma anche i peli del naso o le sopracciglia non sembrano insignificanti; eppure, sono fondamentali: i primi filtrano l’aria che respiriamo proteggendoci da polvere e batteri, le seconde impediscono al sudore di colare negli occhi.
Parti “minori” ma vitali per il benessere di tutto il corpo.
“Deboli” (asthenestera) qui si riferisce a parti meno importanti (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:27; 4:10).
Paolo si riferisce ai membri della chiesa che erano considerati di basso status sociale e spirituale - persone percepite come prive di influenza, competenze impressionanti, connessioni importanti o autorità riconosciuta.
Si riferisce a quelli sui quali “non scommetteresti nemmeno un centesimo!”
I membri "forti" li vedevano come contributi marginali alla missione della chiesa, senza il peso sociale o la credibilità necessaria per fare davvero la differenza.
Il punto è che queste parti sembrano deboli, ma in realtà non lo sono.
Infatti, Paolo dice “sembrano” (dokounta) essere più deboli; quindi, non sta dicendo che lo sono, si tratta di una percezione soggettiva, non un fatto oggettivo!
Certi credenti lo pensavano, e lo pensano ma non è veramente così.
È un perfetto esempio di come le apparenze ingannano e di come i valori del Regno di Dio capovolgono le percezioni umane.
La parola greca per “necessarie” (anankaia) indica una necessità assoluta, indispensabile, vitale per la sopravvivenza stessa del corpo.
Quindi tutti noi credenti siamo importanti per il buon funzionamento della chiesa.
L’interdipendenza significa che la mia crescita spirituale è legata alla tua, che il mio benessere dipende dal tuo, che il mio ministero ha senso solo in relazione al tuo.
Non siamo isole spirituali, siamo cellule di un organismo vivente!
La chiesa è un organismo, non una società; una comunione, non una corporazione; una comunità, non un’associazione...
La vita all’interno della chiesa è unica. Ogni membro con il suo dono dipende dagli altri con i loro doni per far avanzare la causa di Cristo.
Questo sfida radicalmente la nostra “fede individuale” - quella mentalità che dice “Io e Gesù, questo basta”.
La spiritualità “dell'isola deserta”, o “del consumatore religioso solitario”; o “della teologia del self-service” dove ognuno si costruisce il proprio menu spirituale usando solo le persone che lo aiutano in questo, senza pensare a quello che lui può dare agli altri e che gli altri hanno bisogno di lui.
Nella seconda parte del v.24 fino al v.25, Paolo dice: “Ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre.”
L’immagine più sorprendente che Paolo ci dà è quella delle parti “indecorose” del corpo, cioè i genitali che ricevono maggior onore.
I genitali possono sembrare la parte più vergognosa del corpo, ma la nostra costante cura nel coprirli e proteggerli dimostra che gli diamo importanza.
Così il principio è: chi sembra “meno importante” dovrebbe ricevere attenzione speciale.
Come vestiamo con cura le parti del corpo che consideriamo meno presentabili, dovremmo dare attenzione speciale ai membri della chiesa che sembrano meno importanti o visibili.
A proposito, lo studioso, David Garland dice: “Un corpo può sopravvivere senza occhi, orecchie, mani e piedi, ma non può sopravvivere senza la funzione di queste parti impresentabili. I genitali appaiono privi di onore, sono considerati ‘impresentabili’ e godono di una particolare modestia. La loro funzione non è pubblica e vengono tenuti nascosti, ma sono essenziali per la sopravvivenza del corpo. Allo stesso modo, le persone con doni apparentemente ordinari e poco prestigiosi sono necessarie per il corretto funzionamento della comunità quanto coloro che ostentano un atteggiamento più appariscente. Tutti hanno lo stesso valore; ma se deve esserci un’attenzione particolare, questa deve essere a favore dei meno favoriti.”
La chiesa deve fare l’esatto contrario della società: invece di dare sempre più attenzione a chi è già al centro dell’attenzione, deve occuparsi di più di chi viene ignorato.
Tutti valgono allo stesso modo, ma se qualcuno deve ricevere cure extra, che siano quelli che di solito vengono messi da parte.
Mentre il mondo corre sempre dietro ai “vip”, la chiesa deve andare verso gli “invisibili”.
È una rivoluzione: dare il posto d'onore a chi di solito sta in ultima fila.
“Le membra avessero la medesima cura le une per le altre”, come per esempio le mani e la bocca si prendono cura dello stomaco quando sentiamo la fame, così dovrebbe significare avere lo stesso tipo reciproco di cura (merimnaō), cioè una forte preoccupazione che assorbe l’attenzione gli uni per gli altri nella chiesa!
Quando per esempio ti entra un sassolino nella scarpa, tutto passa in secondo piano finché non lo togli.
Così, secondo quello che dice Paolo, saremo assorbiti dalla cura dei membri della chiesa, non saremo indifferenti a loro!
Nel corpo di Cristo, l’attenzione reciproca dovrebbe essere così naturale e istintiva come togliersi un sassolino dalla scarpa.
Ciò che colpisce un membro influisce su tutti!
Paolo ci parla ancora di:
C) Dinamica distribuita
L’interdipendenza la troviamo anche nel v.26 che contiene una delle affermazioni più profonde sull’empatia e sulla solidarietà cristiana: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.”
Questo è tutto il contrario di quello che dice la società moderna! Dove le gioie degli altri generano invidia e i dolori altrui indifferenza.
Invece nella chiesa le nostre gioie saranno raddoppiate e i nostri dolori saranno ridotti e vivremo la nostra vita in comunità con il corpo di Cristo.
Quando qualcuno viene onorato (doxazetai), non è solo la sua gioia - è la gioia di tutto il corpo.
Quando un fratello o una sorella attraversa difficoltà, non è solo un problema loro - è un problema del corpo.
Allo stesso modo, nel corpo di Cristo, il dolore di un membro dovrebbe essere sentito da tutti, e la gioia di uno dovrebbe essere condivisa da tutti.
Paolo vuole far riflettere sull’importanza dell’identificarsi, dell’empatia, della solidarietà e della reciprocità che caratterizza la condizione e il legame comune di tutti i credenti.
Questo non è solo un bel sentimento, è una realtà spirituale. Nel corpo fisico, quando ti ferisci un dito, tutto il corpo reagisce. Il sistema nervoso trasmette il dolore, il cervello registra l’allarme, le altre dita si muovono per proteggere quella ferita.
Oppure pensiamo al sistema circolatorio: se una parte del corpo non riceve sangue, tutto l'organismo ne soffre.
O ancora, è difficile studiare quando si ha mal di denti; tutto il corpo soffre con la parte che fa male.
Ne consegue che nel corpo di Cristo non ci sono, in senso stretto, sofferenze private.
Questa settimana, scegli deliberatamente l’opposto dell’individualismo atomistico:
Invece di evitare i vicini con le cuffie, salutali e chiedi come stanno
Invece di ordinare sempre pizza online per evitare interazioni, telefona e fai due chiacchiere
Invece di dire “Io e Gesù basta”, chiedi a qualcuno: “Per che cosa posso pregare per te? Come posso aiutarti?”
Invece di consumare “spiritualità self-service”, impegnati in qualcosa che richiede sacrificio per gli altri
Invece di praticare “salvataggio privato”, condividi una tua lotta con un fratello di fiducia
Invece di vivere “la mia felicità prima di tutto”, metti i bisogni di qualcuno davanti ai tuoi gusti
Ricorda: siamo famiglia, non azienda. Siamo corpo, non business.
Non esistono “crescite solitarie” nel Regno di Dio - o cresciamo insieme, o non cresciamo affatto.
CONCLUSIONE
Chi nella tua chiesa stai sottovalutando o sopravvalutando perché ha doni diversi dai tuoi?
Stai praticando la “spiritualità da fast-food” o sei disposto al sacrificio?
Chi sono gli “invisibili” nella tua chiesa che meriterebbero maggiore attenzione?
Stai facendo “comunione calcolata” o “amore autentico”?
Sei diventato un “atomo” che evita le relazioni profonde?
Vivi il “Prima Dio, poi gli altri, infine io” o il contrario?
Come chiesa, il mondo ti guarda e vede una “chiesa usa e getta” o il corpo vivente di Cristo che trasmette i Suoi valori?
Voglio lasciarvi con questa sfida: smettiamo di essere una “chiesa del consumo” e diventiamo il “corpo della comunione”.
Usciamo dalla logica “dell’io egoista" ed entriamo nella realtà del “noi di Cristo”.
Uscite da qui con occhi nuovi. Guardate la vostra chiesa, la vostra comunità, non con gli occhi del mondo che classifica e gerarchizza, ma con gli occhi di Dio che vede valore in ogni persona.
Smettete di praticare il “commercio delle anime” e iniziate a vivere “l'economia della grazia”.
Smettete di dire “io non servo a niente” o “loro non sono importanti.”
Nel corpo di Cristo, queste frasi sono “fake news spirituali” - false notizie che contraddicono la verità di Dio.
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