Al di sopra dei problemi! Perché Dio permette che abbiamo dei problemi? (1)
Al di sopra dei problemi!
Perché Dio permette che abbiamo dei problemi? (1)
Platone disse: “Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta”.
La vita è fatta di problemi e quando ci imbattiamo in essi cerchiamo una rapida soluzione.
Ci piacerebbe avere un mantello di supereroe, o una bacchetta magica, o la lampada di Aladino per risolvere il problema, ma non è così.
“Come sarebbe bello vivere senza problemi” direbbe qualcuno, ma questo non è possibile, perché, senza esagerare, quasi ogni giorno abbiamo problemi più o meno gravi direttamente, o indirettamente da affrontare.
Giovani e anziani, ricchi e poveri, credenti e non credenti, persone di tutto il mondo, di tutte le nazioni, di tutte le razze, di tutte le etnie, tutti abbiamo dei problemi grandi, o piccoli.
Ci sono problemi finanziari, problemi di salute, problemi interpersonali, come anche problemi di senso di colpa, di depressione, di tentazione, di fallimento, e così via, ognuno ha i suoi problemi.
Dio non ha mai promesso che la nostra vita, compresa anche quella cristiana, sarebbe stata facile (cfr. per esempio Giovanni 16:33; Atti 14:22; Romani 8:35-36; 1 Tessalonicesi 3:3-4); non ha mai promesso di portarci in paradiso senza problemi!
I problemi, anche gravi, fanno parte del piano di Dio per la vita anche di noi cristiani; anzi spesso abbiamo più problemi rispetto ai non cristiani, perché il tentatore, il diavolo, cerca di ostacolarci, o di deviarci dalla via del Signore (cfr. per esempio 1 Tessalonicesi 3:3-5).
Come lo scultore colpisce il marmo con lo scalpello per rivelare il capolavoro nascosto - così fra i vari motivi - Dio usa i problemi per far emergere il carattere di Cristo in noi.
Dio è lo Scultore divino: ogni problema è un colpo di scalpello che toglie ciò che non serve e rivela il capolavoro che siamo destinati a diventare.
Allora ricordiamolo: dietro i nostri problemi – sia quando ce lo siamo cercato con le nostre scelte sbagliate, sia quando ci è stato causato dagli altri - vi è la mano invisibile di Dio che lo guida secondo uno scopo ben preciso!
Dio è più vicino di quanto si possa immaginare e opera in modi che a volte noi non vediamo e non possiamo comprendere, ma è sempre all’opera usando anche i nostri errori, o peccati, o quelli degli altri (cfr. per esempio Salmo 77:19; Giovanni 5:17; Efesini 1:11).
Questo tema: “Perché Dio permette che abbiamo dei problemi?”, lo dividerò in due parti.
Oggi vediamo che Dio usa i problemi per dirigerci e per ispezionarci.
La prossima volta, a Dio piacendo, vedremo per correggerci e per perfezionarci, e poi vedremo forse anche il mistero che rimane, o altro ancora.
Cominciamo a vedere che:
I DIO USA I PROBLEMI PER DIRIGERCI
La disciplina non è il modo in cui Dio dice: “Ho chiuso con te”, o un segno di abbandono da parte Sua, anzi è un segno del Suo amore.
È la mano amorevole del Padre che ti afferra prima che tu cada nel precipizio.
È il timone che ti riporta al porto quando la corrente ti trascina via.
È l’atto amorevole di Dio per riportarti indietro se ti sei allontanato, allontanata da Lui!
C. S. Lewis scrisse: “Dio sussurra nei nostri piaceri, parla nelle nostre coscienze, ma grida nelle nostre sofferenze; il dolore è il Suo megafono per svegliare un mondo sordo”.
Dio ci richiama con la sofferenza, quindi possiamo dire anche attraverso i problemi!
Ognuno di noi sa che ci sono state volte in cui non abbiamo ascoltato Dio, o non abbiamo osservato la Sua Parola, finché alla fine ha usato una severa disciplina per attirare la nostra attenzione in modo che lo ascoltassimo.
Dio usa i problemi per dirigerci a:
A) Osservare la Sua parola
Il profeta Isaia dice che attraverso i giudizi, gli uomini imparano la giustizia (Isaia 26:9).
Dio attraverso il giudizio ci avverte, ci frena, ci riforma e ci insegna come comportarci secondo la Sua volontà!
La prosperità induce a dimenticare Dio. Ma quando arrivano tempi di avversità e i giudizi di Dio si fanno sentire, gli uomini imparano la giustizia.
La mano punitiva di Dio ha lo scopo benefico di portare il peccatore al pentimento.
Dio è l’insegnante e lo strumento che spesso utilizza per insegnare la rettitudine è il Suo giudizio.
La punizione divina a causa dei peccati porterà coloro che vivono nel peccato a riconoscere la follia della loro condotta e al desiderio di cercarlo per trovarlo (cfr. per esempio Salmo 78:34).
Non sto dicendo che i problemi saranno sempre per il giudizio di Dio, ma Dio usa anche i problemi per richiamarci a Sé, nella Sua via, o per farci tenere la giusta rotta riguardo alla Sua Parola.
Un giorno la barca giocattolo di un ragazzo andò fuori portata su uno stagno e iniziò a fluttuare. Un uomo su un lato ha iniziato a lanciare sassi contro la barca davanti agli occhi del ragazzo.
Il ragazzo era scioccato per quello che sarebbe potuto accadere, temeva che la barca potesse rompersi, o affondare. Ma poi si rese conto che i sassi stavano scavalcando la barca e formavano delle onde che alla fine riportarono la barca a riva e nelle mani del ragazzo.
Allo stesso modo, molte volte, quando ci allontaniamo da Dio, sembra che ci stia lanciando dei “sassi” contro, mentre in realtà sta usando le “onde” per riportarci tra le Sue braccia.
Quello che sembra un attacco è in realtà un salvataggio.
Quello che percepiamo come ostilità è in realtà redenzione.
Dio usa a volte i problemi non per colpirci, ma per recuperarci!
Nel Salmo 119:67,71 leggiamo: “Prima di essere afflitto, andavo errando, ma ora osservo la tua parola… È stato un bene per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti”.
Il salmista si era allontanato da Dio, dal Suo percorso morale, ma è stato indirizzato di nuovo all’osservanza della parola di Dio perché imparasse i Suoi insegnamenti, osservasse (šāmar), cioè obbedisse con diligenza, rigorosità e in modo dettagliato alla Sua parola attraverso l’afflizione.
Chi ha smarrito la strada morale di Dio (errare – šāg̱ag̱ - peccare involontariamente – Levitico 5:18; Numeri 15:28), viene riportato di nuovo in essa da Dio attraverso la sofferenza, quindi i problemi.
La sofferenza spinge alla riflessione, e la riflessione porta il sofferente ad abbracciare l’insegnamento di Dio come guida per cambiare la sua vita.
I problemi sono uno strumento per riportarci nella via del Signore, un processo che ci porta al pentimento, alla restaurazione e all’obbedienza della Parola di Dio.
Come il Signore ha usato il dolore delle avversità per purificare il salmista dalla sua ostinazione e per farlo ritornare a osservare la parola del Signore, così quando siamo nei problemi, dobbiamo ricordare che possono essere strumenti del Signore per stimolarci a osservare la Sua parola!
Dio usa i problemi per dirigerci a:
B) Dipendere da Lui
Quando tutto crolla, finalmente scopriamo l’Unico che regge tutto.
Tramite la sofferenza, quindi anche i problemi, Dio ci fa capire che non siamo autosufficienti, ma che dipendiamo da Lui.
La nostra vita materiale e spirituale dipende dalla provvidenza di Dio.
In Deuteronomio 8:2-3 è scritto: “Ricordati di tutto il cammino che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto fare in questi quarant’anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandamenti. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provar la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE”.
QUARANT’ANNI!
Non quaranta giorni. Quarant’anni nel deserto!
Israele per volontà del Signore per quarant’anni, sottolineo - QUARANT’ANNI È STATO NEL DESERTO -.
Vediamo tre principi importanti.
Il primo principio è:
(1) Dio usa i problemi per spezzare la nostra orgogliosa autosufficienza
Dio ha umiliato Israele con la fame per metterlo alla prova: per conoscere quello che aveva nel cuore e se avrebbe osservato i Suoi comandamenti, e lo ha nutrito di manna ogni giorno per insegnargli che l’uomo vive di ogni parola che viene dal Signore! (cfr. per esempio Deuteronomio 32:46-47).
L’umiliazione qui non significa degradare, o mortificare, o disprezzare, ma rendere le persone docili alla volontà di Dio e pronte ad apprendere il Suo insegnamento, liberandole dal loro orgoglioso senso di autosufficienza facendole sopportare ogni sorta di difficoltà.
Il processo di umiliazione è collegato alla fame e al nutrimento con la manna (Deuteronomio 8:3,16-17), implicando una totale dipendenza da Dio, in contrasto con l’orgoglio e l’autosufficienza umana.
La disciplina del Signore produce umiltà nella nostra vita, togliendo quelle sicurezze umane di cui a volte siamo orgogliosi e che ci impediscono di dipendere da Lui.
(2) Dio usa i problemi per rivelarci che dipendiamo da Lui materialmente
Israele nel deserto dipendeva dal Signore materialmente ogni giorno per vivere.
In quel luogo inospitale, dove ogni sicurezza umana crolla come sabbia tra le dita, Israele scoprì la provvidenza fedele e immutabile di Dio che non vacilla.
Le esperienze del deserto divennero opportunità per spingere Israele a una riflessione più profonda, alla consapevolezza della loro totale dipendenza da Dio.
La manna serviva per insegnare a Israele la completa fiducia e dipendenza dal Signore con cui era legato attraverso il patto (Esodo 19-24; Deuteronomio 27-29).
Israele ha imparato a conoscere meglio il Signore e quindi che si poteva fidare di Lui per la vita nel deserto, e di conseguenza anche nella terra promessa.
La desolazione riportò il popolo a Dio, il solo che poteva fornire la forza per sopravvivere in un posto ostico come il deserto.
Allora la desolazione, possiamo dire anche un problema, diviene rivelazione, la rivelazione che, quando le nostre risorse finiscono, le risorse di Dio iniziano!
(3) Dio usa i problemi per rivelarci che dipendiamo da Lui spiritualmente
Il Signore aveva dato il cibo a Israele per insegnargli qualcosa di molto più importante del semplice fatto che il Signore era in grado di provvedere loro del cibo, cioè che abbiamo bisogno anche di cibo spirituale.
La vita umana non è sostenuta dal solo cibo materiale, ma richiede anche il cibo spirituale della parola di Dio (cfr. per esempio Giobbe 23:12).
Come la manna, provveduta dal Signore, era necessaria per sostenere fisicamente la vita quotidiana, così la parola del Signore era essenziale per mantenere la loro relazione spirituale con il Signore, una parola a cui dobbiamo obbedire (cfr. per esempio Deuteronomio 8:1-2,6,11).
Così anche per noi oggi, come per Israele, dipendiamo dal Signore spiritualmente, viviamo di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, quindi anche delle promesse scritte nella Bibbia: la Parola di Dio.
Spurgeon disse: “Non hai mai ricevuto la vita spirituale dai tuoi stessi sentimenti. È stato quando hai creduto alla parola di Dio che hai cominciato a vivere, e non otterrai mai una crescita di vita spirituale e in grazia con i tuoi sentimenti o le tue azioni. Deve essere ancora credendo alle promesse e nutrendosi della Parola”.
Ecco perché nei momenti di crisi il Signore ti spinge non solo a cercare il Suo aiuto pratico, ma soprattutto a nutrirti della Sua Parola.
In secondo luogo:
II DIO USA I PROBLEMI PER ISPEZIONARCI
Lo abbiamo letto prima in Deuteronomio 8:2: “Ricordati di tutto il cammino che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto fare in questi quarant'anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandamenti”.
Consideriamo:
A) Gli esempi
L’ostilità e la durezza del periodo del deserto, insidiò le basi superficiali della fiducia di coloro che non erano veramente radicati e fondati in Dio.
Alcune persone sono il terreno roccioso, dove il seme della parola di Dio non prende radice e allora quando arriva la tribolazione, o la persecuzione a motivo della parola di Dio, possiamo dire anche i problemi, si sviano (Matteo 13:21).
Certo sembra strano che il Signore umilia e mette alla prova per sapere ciò che abbiamo nel cuore e se osserviamo i Suoi comandamenti.
Sembra una contraddizione perché è presciente e conosce ogni cosa (cfr. per esempio Salmo 139:7–10; Isaia 46:10; Geremia 17:10; Ebrei 4:13).
Vediamo la stessa cosa anche quando provò Abraamo, quando gli disse di offrirgli il figlio e l’angelo lo fermò prima che lo uccidesse dicendogli: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo” (Genesi 22:12).
Sembra quasi che Dio non sapesse che Abraamo lo temesse!
È interessante la spiegazione di Norman Geisler e Thomas Hove: “Nella Sua onniscienza Dio sapeva esattamente cosa Abraamo avrebbe fatto, poiché Egli conosce ogni cosa (cfr. Salmi 139:2–4; Geremia 17:10; Atti 1:24; Ebrei 4:13). Tuttavia, ciò che Dio conosce per cognizione e ciò che è noto per dimostrazione sono diversi. Dopo che Abraamo ebbe obbedito al comando di Dio, dimostrò ciò che Dio aveva sempre saputo, cioè che lo temeva.
Anche qui la Bibbia, rivolta com’è agli esseri umani, parla dal punto di vista umano. Allo stesso modo, un insegnante di matematica potrebbe dire: ’Vediamo se riusciamo a trovare la radice quadrata di 49’ e poi, dopo averlo dimostrato, dichiarare: - Ora sappiamo che è 7 -’, anche se sapeva fin dall’inizio quale fosse la risposta”.
Dio conosce prima, e poi questo viene dimostrato storicamente.
Una cosa è sapere ciò che accadrà, l’altra è la dimostrazione e la concretizzazione storica di quello che si sapeva che sarebbe accaduto anche a Israele stesso.
Quindi la conoscenza del Signore riguardo il timore di Abraamo e di ciò che c’era nel cuore d’Israele, e se avrebbero osservato i comandamenti del Signore, non implica l’esistenza di una conoscenza al di là della portata di Dio, come se questa prova fosse motivata dall'ignoranza divina.
Piuttosto tale test era utile per dimostrare una verità che può essere osservata storicamente, in contrasto con una verità che è solo affermata teoricamente.
Consideriamo ora le prove e quindi i problemi con:
B) L’entità della fede
Qualcuno ha detto: “I cristiani sono come le bustine delle tisane. Tu non sai cosa c’è dentro fino a quando non entra un po’ d’acqua calda”.
La sofferenza, come anche i problemi sono test che rivelano che tipo di cristiani realmente siamo e di che pasta è fatta la nostra fede!
(1) Le prove sono inevitabili e variegate
Giacomo ci dice che i cristiani devono considerare una grande gioia quando si vengono a trovare in prove svariate (Giacomo 1:2).
Pietro dice che è necessario che siamo afflitti da svariate prove (1 Pietro 1:6).
Pietro, come Giacomo, ci fa capire che le svariate prove sono inevitabili!
La parola greca “svariate” (poikilois) indica multicolore, variegato, di tutti i colori, varietà di vie e di forme, quindi diversità d’intensità e di enfasi.
Ecco perché diciamo a volte: “Ne sto vedendo di tutti i colori!”
Questo modo di dire significa che una persona sta vivendo o assistendo a situazioni molto strane, difficili, sorprendenti o fuori dal comune, spesso in senso negativo o caotico.
La parola “prove” (peirasmos) indica sottoporre a un test per vedere la qualità, o il valore di qualcuno, o qualcosa.
Tra i greci veniva usata per indicare i test di medicina per vedere il loro effetto in certe malattie.
Ci sono molte e varie pressioni contro i credenti che minacciano il loro benessere, ma queste ci fanno vedere la natura della nostra fede.
(2) Le prove autenticano e purificano la tua fede
In 1 Pietro 1:6-7 vediamo qual è uno degli scopi della prova: “Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo”.
Pietro si rivolge ai cristiani dicendo che stanno esultando ora in mezzo alle afflizioni che provengono da svariate prove, quindi possiamo dire da vari problemi.
Piuttosto che permettere alle dure prove di rubare la loro gioia e rovinare la loro attesa di future benedizioni in cielo, i veri credenti, con una prospettiva biblica, sono consapevoli che tali afflizioni provano la loro fede.
Pietro ci dice che la fede viene messa alla prova e fa l’esempio della prova dell’oro con il fuoco.
Pietro dice che è necessario, cioè, dobbiamo essere afflitti da svariate prove!
L’oro era provato con il fuoco per due ragioni.
La prima ragione era per vedere se era veramente oro.
Così la nostra fede che è più preziosa dell’oro che perisce deve essere provata per vedere se è vera!
Non possiamo conoscere la profondità del nostro carattere e la natura della nostra fede fino a quando vediamo come reagiamo sotto pressione.
Anche Seneca diceva: “Il fuoco mette alla prova l’oro, l’afflizione mette alla prova gli uomini forti”.
Quando siamo sotto pressione possiamo capire meglio la natura, o la genuinità della nostra fede, il nostro vero carattere, la nostra obbedienza e la realtà delle nostre risorse morali (cfr. per esempio Genesi 22:1-2; Deuteronomio 8:2; 13:1-4; Giudici 2:21-23; 3:14).
Dio permette tali prove, quindi problemi, al fine di valutare e mettere a nudo la forza, il valore e la qualità della nostra fede come anche del nostro carattere.
Quindi in questo modo il credente sarà approvato al momento del ritorno di Gesù Cristo; Dio concederà ai credenti lode, gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo (Matteo 24:47; 25:21–23,34; Luca 22:29; 2 Timoteo 4:8) se hanno una vera fede.
Incredibilmente, i credenti, che in questa vita sono chiamati a rendere sempre lode, gloria e onore al Signore, possono con la loro vera fede dimostrata nelle prove, suscitare la lode, la gloria e l’onore del Signore nella vita a venire.
La seconda ragione per cui l’oro era provato con il fuoco, era per togliere le impurità attorno all’oro, quindi per pulirlo.
Come l’oro è mescolato ad altri materiali meno pregiati e solo con il fuoco viene purificato dalle impurità, così la nostra fede può essere mescolata da cose che non onorano il Signore e con la prova viene purificata (Salmo 119:67; Zaccaria 13:9; cfr. Esodo 20:20; Romani 5:1-4; 8:28-30; Ebrei 12:1-11).
Agostino diceva: “Nel forno ardente la paglia brucia, ma l’oro è purificato.”
Il crogiolo non distrugge l’oro - lo rivela!
Il fuoco non diminuisce l’oro, ma lo rende puro e luminoso rimuovendo qualsiasi impurità!
Così le fiamme dei problemi non consumano la fede vera - la fanno risplendere!
Quello che brucia non era mai oro, era solo scoria.
Così il fuoco testa la nostra fede per vedere se è vera, la purifica e la rende luminosa!
Infine, vediamo:
C) L’elevazione della fede
Nell’elevazione della fede vediamo:
(1) La fede autentica e matura
Chi ha una fede autentica e matura non teme l’esame divino, anzi lo desidera!
La fede vera si eleva invece di fuggire l’esaminazione divina, la invoca senza paura per ciò che potrebbe far emergere, questo perché vuole crescere.
Il credente maturo desidera ardentemente che Dio lo esamini, lo provi e lo guidi nelle Sue vie.
Quindi, se ci teniamo veramente alla crescita spirituale, se pensiamo che sia davvero importante, quando avremo problemi non ci lamenteremo contro Dio.
Non diremo a Dio:
• “Mi hai abbandonato.”
• “Che senso ha credere se poi soffro così?”
• “Dove sei quando ho bisogno di te?”
• “Non capisco il tuo piano, e non mi sembra giusto.”
• “Mi sento solo, anche con te.”
• “Ho perso la fede, non riesco più a credere.”
Invece pregheremo come Davide: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna.” Salmo 139:23-24
Davide in questi versetti del salmo ci insegna che apparentemente, quando non siamo sicuri che il nostro cuore sia totalmente devoto a Dio, di chiedergli di esaminarci, di conoscere la nostra interiorità, di metterci alla prova e riportarci nella via eterna.
Davide in questi versetti, come indicato dai verbi imperativi, vuole urgentemente che Dio operi in lui affinché se c’è qualcosa che non va nella sua via (dě·rěḵ), cioè condotta, Dio lo riporti nel sentiero eterno!
Il primo imperativo è:
(1) Esaminami
“Esaminami” (ḥoqŏrēnî) è considerare in dettaglio e sottoporre ad analisi per scoprire caratteristiche o significati essenziali, come anche esplorare, scrutare in profondità (cfr. per esempio Giobbe 13:9; Salmo 44:22; 139:1; Geremia 17:10).
Come un esploratore degli abissi che discende dove la luce del sole non arriva più, così Davide chiede a Dio di immergersi nelle profondità del suo cuore per illuminare ciò che resta nascosto nell’oscurità.
Davide sa bene ciò che Geremia dirà secoli dopo: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” (Geremia 17:9).
Possiamo non essere consapevoli di un peccato che si annida nelle profondità più buie e misteriose del nostro cuore; non ne ammettiamo la realtà della sua presenza, ma Davide come Geremia, ne riconosce la realtà pervasiva e sottile.
Siamo, in ultima analisi, incapaci di conoscere e giudicare pienamente noi stessi.
Ci sono profondità e direzioni nelle nostre motivazioni e azioni che non possiamo valutare.
Davide vuole assolutamente che Dio conosca il suo cuore e i suoi pensieri per scoprire se c’è qualcosa che turba la sua relazione con Lui.
Solo Dio può scrutare perfettamente la nostra interiorità (cfr. per esempio Proverbi 16:2; Ebrei 4:13).
(2) Provami
Con questa preghiera, Davide chiede a Dio non solo di esaminarlo, ma di metterlo alla prova (provami - beḥānēnî – qal imperativo attivo), cioè mettere alla prova per accertare la natura di qualcosa, comprese le imperfezioni, i difetti o altre qualità.
“Provami” è una parola che denota concretamente la prova e la purificazione del metallo mediante il fuoco (Giobbe 23:10; Proverbi 17:3; Zaccaria 13:9).
Come abbiamo visto, il fuoco non distrugge l’oro autentico - lo purifica.
Così Davide non teme la prova divina, ma la desidera per essere purificato.
Ma con Dio come soggetto e un essere umano come oggetto, “provami” denota un intenso esame divino in cui Lui stesso è il solo capace a farlo in quanto conosce perfettamente ogni cosa di noi (cfr. per esempio Proverbi 16:2; Ebrei 4:13).
Davide non desidera altro che conformarsi alla volontà di Dio, vuole elevare la sua fede, cioè farla crescere, e prega affinché Dio esamini e provi la sua condizione spirituale per purificarlo da ogni via iniqua.
Anche noi, quando chiediamo a Dio di provarci - non so sinceramente se lo facciamo - stiamo dichiarando: “Signore, voglio che la mia fede sia autentica, non apparente. E voglio che si elevi sempre di più! Non voglio accontentarmi di una fede mediocre!”
Molti credenti non fanno nessun progresso nella vita cristiana e ne sono soddisfatti, si accontentano della loro mediocrità spirituale!
La mediocrità non è il punto di partenza, è il punto in cui ci siamo fermati!
È la vetta mai raggiunta perché ci siamo arresi a metà strada.
È una fede che non cambia nulla.
Invece dobbiamo volere una fede che rivoluzioni la nostra vita, che ci faccia arrivare all’eccellenza della vera spiritualità cristiana e che ci trasformi, che bruci dentro di passione per il Signore!
Infine, il terzo imperativo:
(3) Guidami
Dopo aver chiesto a Dio di esaminarlo e provarlo, Davide conclude con una richiesta essenziale: “Guidami per la via eterna.”
La “via eterna” (děrěḵ ʿôlām) è la via di Dio (Salmo 27:11), quella che Egli ha tracciato per sempre come via per il suo popolo affinché s’incammini in essa; è la via dell’obbedienza.
È la via indicata da Dio, è un’espressione che si riferisce al modo giusto di vivere che durerà nel tempo.
Chi accetta di percorrere la via del Signore come propria si impegna a una lunga obbedienza nella sua unica direzione.
La via eterna non è una scorciatoia: è il passo deciso di chi ha scelto di non deviare dal sentiero di Dio!
La “via eterna” è la via di Dio, la via del giusto (Salmo 1:6), che rimane salda per sempre e non perirà (Salmo 1:6).
Chi cammina nella via eterna non cerca mete facili, ma una destinazione che non svanisce.
La via eterna è come un sentiero inciso nella roccia: non cambia con il vento, non svanisce nella sabbia. È lì, saldo, per chi ha deciso di camminare con Dio senza percorsi alternativi!
La via eterna è l’esistenza che non viene scossa, o portata alla fine come sarà la via degli empi.
Come scrive Allen Ross: “È il corso della vita che porta al riposo e alla benedizione, ma che, se abbandonato, porta alla distruzione (cfr. Salmo 1:6; Geremia 6:16; 18:18)”.
Ecco perché anche noi dobbiamo pregare: “Signore, guidami nella Tua via eterna. Non lasciarmi deviare. Tienimi saldo sul sentiero che hai tracciato per me.”
CONCLUSIONE
Dio è sempre all’opera nella nostra vita, anche quando tutto sembra un caos, quando i problemi si abbattono su di noi un po’ alla volta, o come un uragano!
Anche quando i problemi sembrano non finire mai, la Sua mano è all’opera per dirigerci verso l’obbedienza alla Sua parola, o per ispezionarci, e come vedremo la prossima volta, per correggerci e per perfezionarci.
Tutti i credenti sono nella scuola educativa di Dio mentre si trovano sulla terra.
Dio ha uno scopo per ciascuno di noi e ci lavora ogni giorno della nostra vita anche con i problemi!
Così i problemi sono un dono di Dio per la nostra crescita spirituale!
Quello che dovremmo fare in mezzo ai nostri problemi, allora, non è quello di lamentarci, o mormorare contro Dio, ma ringraziarlo perché possiamo vedere la vera natura della nostra fede, chiederci che cosa Dio vuole insegnarci, in che cosa siamo venuti meno nell’obbedienza, e se non siamo ancora consapevoli dei nostri peccati, pregare come Davide: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
In questo modo eleveremo la nostra fede!
Chiederemo al Signore di farci capire i nostri peccati nascosti e ci consacreremo se abbiamo una vera fede in Lui!
I problemi:
• Non sono maledizioni - sono strumenti nelle mani del Vasaio che ci plasma
• Non sono ostacoli - sono opportunità per crescere
• Non sono segni di abbandono - sono prove dell’amore di Dio che ci educa come figli
• Non sono i tuoi nemici - sono il fuoco che purifica la tua fede
Quando il prossimo problema arriverà, o se sei nei problemi ricorda: Dio sta lavorando!
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