Geremia 16:20: Il Dio su misura

IL DIO SU MISURA
“L’uomo dovrebbe farsi degli dèi? Ma già essi non son dèi.” Geremia 16:20
L’ERA DELLA SPIRITUALITÀ PERSONALIZZATA
“Nella nostra società contemporanea, gli esseri umani parlano di Dio in due modi che riflettono due visioni del mondo. Una si concentra su ciò che Dio vuole che l’uomo sia. L’altra si concentra su ciò che l’uomo vuole che sia il suo dio.” (Fred M. Wood e Ross McLaren).
Oggi possiamo personalizzare tutto: la nostra pizza, il nostro smartphone, la nostra playlist. Perché non anche il nostro dio? Questa è la logica della nostra epoca. Prendiamo un po’ dal cristianesimo, un po’ dalle religioni orientali, un po’ di amore da qui, un po’ di tolleranza da là, lasciamo fuori tutto ciò che ci disturba e creiamo un dio perfetto per noi. Un dio che approva sempre le nostre scelte, che non ci chiede nulla di scomodo, che benedice qualunque stile di vita scegliamo.
Si afferma: “Il mio dio non giudicherebbe mai nessuno”, oppure: “Il mio dio vuole solo che io sia felice”. Ma fermiamoci un momento: di chi stiamo parlando? Del Dio che ha creato l’universo o di un’immagine confortevole che abbiamo costruito nella nostra mente che ci fa star bene? 
Ma il profeta Geremia, oltre a dirci che l’umanità costruisce la divinità con le proprie mani, ci dice anche che queste non possiedono alcuna divinità reale! Questo versetto rivela l’assurdità dell’idolatria con la sua illusione di crearsi un dio a propria immagine e somiglianza che lo possa salvare, che lo possa far star bene, mentre mettiamo in dubbio la Parola di Dio. Geremia svela l’insensatezza di questa operazione: non possiamo fabbricarci un dio a nostra immagine e somiglianza! Quello che creiamo non ha alcun potere reale di salvarci!
Il vero problema della religione fai-da-te non è solo teologico - è esistenziale. Quando costruisci il tuo dio, ti condanni a rimanere esattamente dove sei. Non c’è pentimento perché il tuo dio non vede nulla di sbagliato in te. Non c’è crescita perché il tuo dio non ti chiama più in alto. Non c’è salvezza perché il tuo dio non ha il potere di salvarti – è solo un’idea nella tua testa. Stiamo parlando della salvezza dal peccato che ci separa da Dio (Isaia 59:2), della salvezza dalla condanna che meritiamo (Romani 5:8-9), della salvezza per una vita trasformata (2 Corinzi 5:17) e per l’eternità con Lui (Giovanni 3:16). L’idolo è solo uno specchio che riflette ciò che già siamo, non il Dio vivente che può renderci ciò che dovremmo essere.
Ci siamo cuciti un vestito su misura e lo chiamiamo divinità, ma un vestito non può salvarci dall’annegare. Possiamo scegliere il comfort di un’illusione o la scomodità di una salvezza reale. 
La differenza tra un idolo e il Dio vivente e vero che si rivela attraverso la Bibbia è: l’idolo ci dice ciò che vogliamo sentire e ci fa star bene nell’illusione.  Dio, invece, ci dice ciò che abbiamo bisogno di sentire anche quando è scomodo perché ci conosce profondamente, perché è Lui che ci ha creati e perché sa esattamente di cosa abbiamo bisogno. La verità che ci scomoda ci salva, la menzogna che ci consola ci distrugge.
IL PECCATO PIÙ ANTICO
Questa non è una tentazione moderna. È il peccato primitivo sotto nuova forma. Nel giardino dell’Eden, il serpente non convinse Adamo ed Eva a smettere di credere in Dio - li convinse a mettere in dubbio chi Dio realmente fosse e cosa avesse veramente detto. “Come Dio vi ha detto...?” (Genesi 3:1). Da quel momento, l’umanità ha continuato a rifare Dio a propria immagine invece di permettere a Dio di rifarci a Sua immagine. Questa è la storia dell’umanità: una continua ribellione mascherata da ricerca spirituale. Paolo in Romani 1:25 dichiara che delle persone cambiano la verità di Dio (la Sua natura e la Sua autorivelazione) in menzogna (la contraddizione di quella verità su Dio, di cui l’idolatria non è altro che l’espressione concreta) e adorano e servono la creatura invece del Creatore.
L’idolatria non è scomparsa nel mondo moderno - ha solo cambiato forma. Non si fanno solo sculture, dipinti, e quant’altro, ma si idolatra ciò che riflette i propri valori, i propri piaceri, i propri desideri, e così via. Ma cos’è esattamente un idolo? L’idolo è tutto quello che prende il posto di Dio, che è più importante, che amiamo, adoriamo, di cui pensiamo che non possiamo farne a meno, da cui dipendiamo, obbediamo, serviamo. Come scrive Tim Keller: “Secondo la Bibbia, gli idolatri fanno tre cose con i loro idoli. Li amano, si fidano di loro e gli obbediscono”. 
E attenzione: non sempre ce li costruiamo consapevolmente. Spesso li acquistiamo già pronti - l’astrologia, i soldi, il successo, il potere, l’apparenza - idoli che la cultura ci serve ogni giorno confezionati come aspirazioni normali. Che li fabbrichiamo o li acquistiamo, il risultato è lo stesso: promettono salvezza ma consegnano vuoto. Ci rendiamo conto allora che l’idolo oggi, può essere anche sofisticato, un dio fatto a nostra immagine, che può essere vestito con il linguaggio della spiritualità, ma vuoto di divinità reale; un selfie spirituale che ci illude di adorare qualcosa di più grande, quando in realtà stiamo solo adorando noi stessi.
CHI È VERAMENTE DIO? 
Ecco la buona notizia: il vero Dio - quello che esiste indipendentemente dalle nostre opinioni - si è rivelato. Non dobbiamo indovinarlo o inventarlo. Lui ha parlato attraverso la Sua Parola, la Bibbia (2 Timoteo 3:16; 2 Pietro 1:20-21) e definitivamente attraverso Suo Figlio (Ebrei 1:1-2).
Il Dio della Bibbia non è comodo. È santo e chiama alla santità (1 Pietro 1:16). È amore, ma anche giustizia (Salmo 89:14). Offre grazia infinita, ma chiede ravvedimento genuino (Atti 17:30). È misericordioso, ma non può essere manipolato (Galati 6:7). Questo Dio non si adatta alle nostre preferenze - ci trasforma per conformarci alla Sua immagine (2 Corinzi 3:18).
E questa è precisamente la differenza tra salvezza vera e illusione religiosa: un dio che non può cambiarti non può salvarti. Solo il Dio che esiste davvero ha il potere di rifare la tua vita.
Non stiamo scegliendo l’arredamento di una casa - stiamo parlando delle fondamenta. E le fondamenta o reggono o crollano, indipendentemente da quanto ci piacciono.
La domanda allora non è: “Quale dio mi piace di più?” ma “Sono disposto a incontrare il vero e vivente Dio?”
Puoi costruire la tua religione su sabbia che ti piace o su roccia che ti salva. Ma quando arriva la tempesta, solo una delle due reggerà.
UN DIO COMODO O UN DIO CHE CI AMA DAVVERO?
La domanda è semplice ma radicale: vogliamo un dio comodo o un Dio che ci ama davvero? Facciamo attenzione a questa distinzione: c’è una differenza cruciale tra un dio che ci fa sentire confortevoli e il Dio che ci consola veramente. Il primo non disturba mai il nostro peccato - ci lascia affondare nelle nostre illusioni. Il secondo ci ama abbastanza da dirci la verità, anche quando fa male, come il chirurgo che taglia per guarire, come il padre che disciplina perché ama. Vuole liberarci, non lasciarci intrappolati.
Gesù non promise comfort a buon mercato ai Suoi discepoli. Disse di prendere la propria croce, non di scegliere ciò che ci fa comodo. Non promise una vita facile, ma una vita piena. Non promise assenza di sofferenza, ma presenza di significato. Ma in questa chiamata radicale c’è vera vita, vera pace, vera libertà.
“Diceva poi a tutti: ‘Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà’” (Luca 9:23-24). Ecco il paradosso del Regno di Dio: solo perdendo la vita costruita sui nostri idoli troviamo la vita vera. Solo rinunciando al dio che abbiamo scelto incontriamo il Dio che ci ha scelti.
LE DOMANDE CHE L’IDOLATRIA EVITA
Ecco le domande che la religione fai-da-te cerca di evitare, ma che la nostra coscienza non può ignorare per sempre: “Se scegli quali parti di Dio accettare e quali rifiutare, chi è veramente il dio in questa relazione?” “Se il tuo dio non può chiederti nulla che non vuoi dare, stai adorando Dio o stai adorando te stesso?” “Se il tuo dio cambia ogni volta che cambiano le tue opinioni, hai davvero un dio o solo un riflesso dei tuoi desideri?” Queste domande ci mettono di fronte a una verità scomoda che preferiremmo evitare.
La Bibbia chiama questo peccato con un nome preciso: ribellione (1 Samuele 15:23; Geremia 2:13). Non è semplicemente un errore innocente o una preferenza personale. È il rifiuto deliberato di sottomettersi al Creatore dell’universo e l’arrogante presunzione di sapere meglio di Lui chi dovrebbe essere. È guardare il Creatore dell’universo negli occhi e dirgli: “Non mi piaci così, ti rifaccio io.” E la conseguenza è sempre la stessa: rimaniamo padroni di noi stessi, ma schiavi dei nostri idoli.
L’UNICA VIA D’USCITA
La buona notizia è che non dobbiamo creare un dio - il vero Dio ci ha già raggiunti. In Cristo, Dio stesso è venuto a noi, non per adattarsi alle nostre idee, ma per salvarci dalla nostra ribellione. Gesù non offre un cristianesimo su misura dove prendiamo ciò che ci piace e scartiamo il resto. Offre una trasformazione totale. Non un aggiustamento della nostra vecchia vita, non un miglioramento della vecchia persona, ma una nuova creazione (2 Corinzi 5:17).
“Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adúlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesú Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.” (1 Corinzi 6:9-11). Notate il tempo verbale: “eravate”, “ma siete stati.” Paolo non dice “cercate di migliorare” o “sforzatevi di cambiare”. Dice: siete già stati trasformati. Questo è potere reale, non illusione confortante. Questo è il vangelo: non che possiamo creare un dio a nostro piacimento, ma che il vero Dio ci ricrea a Sua immagine. Non che possiamo negoziare i termini della salvezza, ma che Dio ha pagato il prezzo completo attraverso la morte e risurrezione di Cristo (Atti 20:28; 1 Pietro 1:18). Non che Dio si adatti a noi, ma che noi siamo trasformati in Lui. Non che scegliamo quale dio vogliamo, ma che il Dio vivente ci ha scelti e ci chiama a Sé. La domanda non è: “Quale versione di Dio preferisco?” ma “Accetto il Dio che è realmente?” Non è: “Come posso adattare Dio alla mia vita?” ma “Sono disposto a lasciar che Dio trasformi la mia vita?”
LA CHIAMATA ALLA RESA
Smetti di giocare a essere dio. Riconosci il vero Dio per chi è - santo, giusto, amorevole, sovrano. Confessa che hai cercato di rifarlo a tua immagine invece di permettergli di rifare te. Pentiti non solo dei singoli peccati, ma del peccato fondamentale di voler essere tu al posto di Dio. Credi in Gesù Cristo come l’unica rivelazione completa di Dio (Giovanni 1:18; 14:6) e l’unico Salvatore sufficiente per i peccatori (Giovanni 4:42; Atti 4:12).
Questo non è un invito a una religione più comoda - è una chiamata a qualcosa di infinitamente migliore: una relazione autentica con il Dio vivente. Non un dio che si piega ai nostri capricci, ma un Dio che non cambia con le mode, che non cede alle pressioni culturali, che rimane lo stesso ieri, oggi e in eterno (Ebrei 13:8). E questa immutabilità non è una limitazione - è la nostra ancóra nella tempesta.
Non costruire un dio su misura. Incontra il Dio che ti ha creato e lascia che Lui ti ricrei. Perché solo il Dio vero può darti vita vera.

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