Il natale culturale: la festa senza il festeggiato
Il natale culturale: la festa senza il festeggiato
“A Natale tutti diventano buoni. È l'unica stagione che conosco in cui la gente apre liberamente il cuore... Vorrei poter celebrare il Natale tutto l’anno.”
— Dal film “S.O.S. Fantasmi” (Scrooged - 1988)
Come ogni anno, appena finisce Halloween, i negozi si riempiono di decorazioni natalizie. Le luci colorate iniziano a comparire sulle vetrine, le pubblicità martellanti ci ricordano quanti giorni mancano al “grande giorno”, e parte la corsa: regali da comprare, menu da pianificare, casa da decorare.
Il Natale è diventato un’industria. Un fenomeno culturale che muove miliardi di euro, che tiene in vita interi settori commerciali, che riempie gli scaffali dei supermercati con pandori e panettoni già a ottobre. Ma in tutta questa frenesia, una domanda rimane sospesa nell’aria, quasi imbarazzante da porre: che cosa stiamo davvero festeggiando?
Se facciamo un passo indietro e guardiamo onestamente come viviamo il Natale oggi, scopriamo una contraddizione inquietante. Abbiamo preso la festa cristiana per eccellenza e l’abbiamo trasformata in tutto tranne che in ciò che dovrebbe essere.
IL PARADOSSO DELLO SPIRITO NATALIZIO
C’è qualcosa di profondamente paradossale nella ricerca dello spirito natalizio, o della magia del Natale come lo chiamano molti. Si investe tempo, energie e denaro per creare un’atmosfera speciale, per catturare quel sentimento indefinibile chiamato spirito natalizio. Decoriamo, illuminiamo, organizziamo. Ma cosa stiamo veramente cercando?
In fondo, questa nostalgia della “magia natalizia” rivela un bisogno profondo dell’animo umano: il bisogno di qualcosa che trascenda l’ordinario, di un significato che vada oltre la routine quotidiana, di una speranza che illumini il buio. Il problema non è cercare il giusto spirito natalizio – il problema è cercarlo nei luoghi sbagliati.
Il vero significato del Natale non è nelle luci artificiali, ma nella Luce vera che è venuta nel mondo. Non è nei regali costosi, ma nel dono incomparabile di Dio. Non è nell'atmosfera che creiamo, ma nella presenza di Colui che ha creato tutto.
Come scrisse C.S. Lewis: “Ciò che il Natale dovrebbe farci ricordare è che nascere a Betlemme non sarebbe servito a nulla se Cristo non fosse nato anche nei nostri cuori.”
QUANDO IL NATALE DIVENTA SOLO UNA CORSA AI REGALI
Quando pensi al Natale, qual è il primo pensiero che ti viene in mente? Sii onesto. Per la maggior parte delle persone, sono i regali. Settimane passate a ragionare su cosa comprare, code interminabili nei negozi, carte di credito che fumano.
Il pensiero dominante non è “Ricordiamo chi è nato”, ma “Cosa regalo a...?” “Ho dimenticato qualcuno?” “Spenderò troppo?”. La festa più importante dell’anno è stata trasformata in una maratona consumistica che genera più stress che gioia.
Eppure, quel Bambino nato nella semplicità di una mangiatoia non è venuto per ricevere regali, ma per essere Lui stesso il regalo più prezioso! L’apostolo Giovanni scrisse: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
Dio ci ha fatto il regalo supremo – Suo Figlio – eppure nella frenesia dello shopping natalizio, Lui è l’unico regalo che dimentichiamo di aprire. Compriamo di tutto per tutti, ma non prendiamo per la sola fede la salvezza che ci viene offerta gratuitamente (Romani 3:24-25).
Charles Spurgeon disse: “Il Natale senza Cristo è come un anello senza la gemma – bello in apparenza, ma privo di vero valore.”
QUANDO IL NATALE DIVENTA SOLO LUCI E DECORAZIONI
Ore e ore spese a decorare, a creare l’atmosfera perfetta. Catene di luci su ogni superficie disponibile, alberi addobbati con cura maniacale, presepi artistici che sono più opere d’arte che simboli religiosi. Ma ci ricordiamo del significato dietro queste luci?
Gesù disse di SÉ stesso: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12). Le nostre luci colorate sono bellissime, creano un’atmosfera suggestiva, ma sono solo un pallido riflesso della vera Luce che è venuta nel mondo.
Pensa all’ironia: illuminiamo le nostre case con tante luci, ma lasciamo al buio i nostri cuori senza la Luce che è Gesù Cristo! Creiamo un’illuminazione esteriore spettacolare mentre rimaniamo nell’oscurità interiore del peccato e della separazione da Dio (Isaia 59:2; Romani 3:23).
Come osservò A.W. Tozer: “Possiamo decorare il presepe, ma se Cristo non regna nel nostro cuore, stiamo solo ammirando una bella fiaba.”
QUANDO IL NATALE DIVENTA SOLO TAVOLE IMBANDITE
Pranzi infiniti che durano ore, ricette tradizionali tramandate di generazione in generazione, abbuffate che ci fanno pentire già il giorno dopo, brindisi e festeggiamenti. Non c’è niente di male nello stare insieme intorno a una tavola – anzi, la condivisione del cibo è un atto profondamente umano e biblico.
Il problema non è il pranzo di Natale in sé. Il problema è quando diventa tutto. Quanti, seduti a quelle tavole imbandite, si ricordano davvero del Bambino nato a Betlemme e del motivo per cui è venuto? Riempiamo lo stomaco, ma lasciamo vuota l’anima. Celebriamo il banchetto, ma dimentichiamo l’Ospite d’onore.
LA VERITÀ SCOMODA: LA FESTA SENZA IL FESTEGGIATO
Ecco la verità che pochi hanno il coraggio di ammettere: abbiamo svuotato il Natale del suo vero significato. Festeggiamo la festa, non il festeggiato!
Immagina questa scena assurda: organizzi una grande festa di compleanno. Prepari tutto nei minimi dettagli – torta spettacolare, regali costosi, decorazioni elaborate, decine di invitati. Arriva il giorno della festa, tutti cantano “tanti auguri”, si mangiano dolci, si aprono regali, ci si diverte. Ma c’è un piccolo problema: hai dimenticato di invitare il festeggiato! La persona di cui dovrebbe essere il compleanno è rimasta fuori dalla porta.
Assurdo, vero? Ridicolo. Eppure, è esattamente quello che moltissimi fanno con Gesù a Natale.
C’è un’eco storica in tutto questo. Quella prima notte di Natale, quando Gesù nacque, “non c’era posto per loro nell’albergo” (Luca 2:7). Giuseppe e Maria bussarono a diverse porte, cercando un posto dove far nascere il Bambino, ma tutte le porte rimasero chiuse. Alla fine, il Figlio di Dio nacque in una stalla, tra gli animali.
Duemila anni dopo, la storia si ripete. Gesù continua a non trovare posto – non negli alberghi, ma nei cuori delle persone. Celebriamo la Sua nascita, ma non Gli facciamo spazio nella nostra vita. Facciamo festa mentre il Festeggiato è rimasto fuori, proprio come quella notte.
Billy Graham disse con acutezza: “Il Natale è la celebrazione di un evento che ha diviso la storia in due. Eppure molti lo celebrano come se fosse solo un giorno festivo, invece di riconoscerlo per quello che è: l'arrivo di Dio in forma umana per salvare l'umanità .”
IL VUOTO SOTTO LA SUPERFICIE
Ma se siamo onesti, molti lo sentono questo vuoto. Nonostante tutti gli sforzi per creare la magia, nonostante i regali e le luci e i pranzi, rimane una sensazione di incompletezza. Come se mancasse qualcosa di essenziale.
E.B. White scrisse: “Percepire il Natale attraverso il suo involucro diventa ogni anno più difficile.”
Ed è proprio così. L'involucro esteriore – per quanto bello e scintillante – non può mai sostituire il contenuto. L’atmosfera che creiamo, le tradizioni che manteniamo, le emozioni che cerchiamo di evocare... tutto questo diventa sempre più faticoso, sempre meno soddisfacente.
Perché accade questo? Perché l’essere umano è fatto per Dio! (Isaia 43:7; Romani 11:36). Come disse Agostino: “Ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.” Possiamo riempire la nostra vita di mille cose – regali, esperienze, piaceri, relazioni – ma se manca Dio, rimane un vuoto che niente può colmare!
Il Natale senza Cristo è come un corpo senz’anima, un quadro senza colori, una canzone senza melodia. Ha la forma esteriore, ma manca la sostanza vitale.
PERCHÉ GESÙ È VERAMENTE VENUTO
Gesù non è venuto sulla terra per inaugurare la stagione dello shopping natalizio! Non è venuto per darci una scusa per abbuffarci o per decorare le case. È venuto per salvarci dai nostri peccati (Matteo 1:21), per salvare i peccatori (1 Timoteo 1:15)
Questa è la dichiarazione centrale del Vangelo, il cuore pulsante del messaggio cristiano.
Il problema del peccato
Il peccato non è solo fare cose “cattive”, errori occasionali. Il peccato è fondamentalmente la separazione da Dio, la ribellione contro il Creatore, il voler essere autonomi invece che dipendenti da Lui. È il tentativo di costruire la nostra vita senza Dio (Romani 3:10), di essere noi stessi il centro dell’universo invece di riconoscere che Lui è il centro di tutto!
E il peccato ha conseguenze serie: ci separa da Dio che è santo, ci condanna alla morte spirituale ed eterna (Romani 6:23).
La soluzione dell’Incarnazione
Di fronte a questo problema drammatico, Dio ha fatto qualcosa di straordinario: si è fatto uomo.
• L’infinito è diventato finito
• L’eterno è entrato nel tempo
• Il Creatore si è fatto creatura
Perché? Perché noi non potevamo salvarci da soli. Nessuna quantità di buone opere, nessuna religiosità , nessuno sforzo umano (Efesini 2:8-9) poteva colmare l’abisso tra Dio santo e l’umanità peccatrice. Serviva un ponte, e quel ponte è Gesù Cristo (Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:5).
Gesù ha lasciato la gloria incomparabile del cielo (Filippesi 2:6-7) per nascere in un luogo umile, sporco, freddo per portare luce nel buio del peccato che ci separa da Dio. Si è fatto povero per arricchire noi (2 Corinzi 8:9)
Il vero dono
Gesù è venuto per donarsi. Ma il Suo dono non si è concluso nella mangiatoia di Betlemme. Il Suo regalo per noi non è avvolto in carta colorata sotto l’albero di Natale. È stato appeso su una croce, dove trentatré anni dopo la Sua nascita morì per i nostri peccati. Lì, sul Calvario, il Figlio di Dio ha preso su di SÉ la punizione che meritavamo noi (Isaia 53:5). Ha pagato il prezzo del nostro peccato con il Suo sangue (Efesini 1:7).
John Stott scrisse: “Il Natale ci parla della grazia di Dio. La Pasqua ci dice il prezzo di quella grazia. Ma entrambe parlano dello stesso amore – un amore che ha camminato dalla mangiatoia alla croce per salvarci.”
Ma la storia non finisce sulla croce. Il terzo giorno Gesù è risuscitato, dimostrando di aver vinto la morte e il peccato (1 Corinzi 15:54-55). La Sua risurrezione è la garanzia che chiunque crede in Lui avrà vita eterna (Romani 4:24-25).
Ecco il vero regalo di Natale: la salvezza attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.
GESÙ BUSSA ALLA PORTA DEL TUO CUORE
“Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20).
Questa è una delle promesse più belle e personali della Bibbia. Gesù non forza la porta. Non entra senza permesso. Bussa e aspetta che tu gli apra.
D.L. Moody disse: “Cristo non ha mai costretto nessuno ad amarlo. Lui bussa alla porta del cuore, ma tocca a noi aprire dall'interno.”
Gesù bussa alla porta del tuo cuore anche in questo Natale, proprio mentre sei preso dai preparativi, mentre corri tra mille cose da fare per rendere questa festa meravigliosa. Nel mezzo della frenesia, nel rumore delle celebrazioni, nella distrazione del consumismo, Lui bussa silenziosamente.
Charlotte Carpenter ci ricorda: “Il Natale è il dono del cielo del Figlio di Dio, dato gratuitamente; se non trovi il Natale nel tuo cuore, non lo troverai sotto l’albero.”
La domanda non è se Gesù sta bussando. La domanda è: aprirai?
E se apri, non sarà solo per un giorno. Charles Dickens scrisse: “Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di conservarlo per tutto l’anno.”
Il Natale senza il festeggiato è solo una festa vuota, un’illusione che svanisce il 26 dicembre. Ma il vero Natale – quello in cui Cristo è al centro – trasforma non solo una stagione, ma tutta la vita.
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